In un’aula del Senato semivuota, il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni ha riferito sulla situazione di emergenza in Centro Italia, sconvolto dai terremoti e dal maltempo . Parte subito dai fondi. “Le risorse ci sono: 4 miliardi nella legge di bilancio e altri ci saranno come ho anticipato personalmente al presidente della commissione europea Jean Claude Juncker”. E difende la Protezione civile che “non è di destra né di sinistra” ma rappresenta “un patrimonio del Paese”, sottolinea che “ritardi non ci sono stati” né ci saranno, assicura che “le risorse ci sono, 4 miliardi in legge di bilancio” e “altri” – “come ho anticipato personalmente a Juncker” – e auspica “la verità” sulla tragedia di Rigopiano. Il premier non replica dopo i pochi interventi dei senatori ma rintuzza in venti minuti di discorso tutte le polemiche. Guai “ad avvelenare i pozzi”, guai a “cercare capri espiatori”, “le leggi ci sono” e l’unico modo per non far sentire “soli” gli italiani colpiti dall’emergenza maltempo e dalle ripetute scosse di terremoto in Centro Italia è che “ognuno faccia il suo dovere, la sua parte”.
CAPRI ESPIATORI Resteranno nella mente le immagini della tragedia e dei lutti ma anche, insiste Gentiloni con la voce leggermente incrinata dall’emozione, quelle dei soccorritori, “cittadini italiani esemplari”, “immagini della generosità e del senso del dovere, dello Stato che mobilita tutte le sue energie”. Perché su questo, ribadisce il presidente del Consiglio, non ci devono essere dubbi, è stato fatto tutto e, in particolare nella tragedia dell’hotel di Rigopiano travolto da una slavina, “ogni sforzo possibile è stato messo in atto per salvare vite umane” e con “ogni mezzo” dalle “pelli di foca fino all’ultima generazione di sonde a vapore”. Su quanto accaduto a Rigopiano saranno le inchieste giudiziarie ad appurare le responsabilità e la verità che il governo non teme. Ma, attacca il premier, “non condivido la voglia di capri espiatori e giustizieri anche perché la storia è lesta a trasformare i giustizieri in capri espiatori”. Nel momento di “apice” della crisi, puntualizza Gentiloni, “il 18 e 19 gennaio” erano “177mila le utenze non allacciate, “oggi ne sono rimaste solo alcune alcune centinaia nel Teramano” ma comunque il governo “verificherà”.
SILONE Una rassicurazione anche sul rischio dighe: sono 40 quelle nell’area del sisma e “sono state ripetutamente verificate negli ultimi mesi” anche per “evitare il diffondersi di voci incontrollate su rischi esagerati”. Ora bisogna pensare alla “ricostruzione” e “la prossima settimana vareremo un decreto. Nessuno immagini che sarà un ritorno all’indietro – avverte il premier -. Sarà un passo avanti molto mirato nei suoi obiettivi”. Infine Gentiloni rivendica “le decisioni prese dal governo presieduto da Matteo Renzi a partire dalla prima crisi, quella di fine agosto” spiegando di volersi muovere “in continuità con quelle scelte” e di avere finora compiuto quelle “giuste e necessarie”. Gentiloni ha terminato la sua relazione a Palazzo Madama citando “un grande abruzzese”, Ignazio Silone, che “ammoniva con parole amarissime sulle conseguenze del terremoto che era fenomeno abituale nelle sue terre: passata la paura la disgrazia si trasforma in occasione per l’ingiustizia”. “E’ nelle nostre mani evitare che, passata la disgrazia, questa si trasformi in ulteriore ingiustizia – ha concluso -. Lo abbiamo fatto in tanti luoghi del nostro Paese, lo faremo anche in queste regioni del centro Italia”.
Valanga Rigopiano, Senato in piedi con Gentiloni per le vittime