di Carlantonio Solimene
La solidarietà all’alleato colpito. L’impegno a combattere uniti il terrorismo dopo l’ennesimo bagno di sangue in Europa. Ma anche la consapevolezza che qualcosa nella lotta al terrore islamico finora si è sbagliato, specie se oltre alle dichiarazioni dei leader si scrutano quelle delle cosiddette “seconde linee” della politica internazionale. È questo il copione seguito anche ieri nelle reazioni mondiali alla strage di Bruxelles. Un canovaccio ormai tristemente abitudinario in un’Europa colpita al cuore a intervalli sempre più stretti. Il premier belga Charles Michel ha cancellato un viaggio di Stato in Cina per annunciare che il livello di allerta resterà a “4” (la soglia massima) anche nei prossimi giorni e rivendicare che “saremo determinati nella volontà di proteggere le nostre libertà e il nostro modo di vivere”. Tra i primi a far sentire la propria solidarietà al popolo belga c’è stato Francois Hollande, presidente di una Francia che con i lutti causati dall’Isis sta già facendo i conti da tempo. “Con gli attentati di Bruxelles, è tutta l’Europa che è colpita” ha detto il premier di Parigi, “e tutti insieme dobbiamo prendere le disposizioni indispensabili di fronte alla gravità della minaccia”.
Nel frattempo hanno fatto il giro del mondo le immagini dell’Alto rappresentante della Ue per la Politica estera, l’italiana Federica Mogherini, che nel parlare di “un giorno molto triste per l’Europa” non è riuscita a trattenere le lacrime. Contestualmente le principali istituzioni dell’Unione Europea hanno messo le bandiere a mezz’asta per manifestare il proprio cordoglio. Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, è stato raggiunto dalla notizia nel corso della sua prima storica visita a Cuba. E così, prima di parlare del disgelo col regime dei Castro, ha dedicato un pensiero a Bruxelles. “Dobbiamo restare uniti indipendentemente da nazionalità, razza e fede nella lotta contro l’orrore. Sconfiggeremo coloro che mettono a rischio la nostra sicurezza e la sicurezza delle genti in tutto il mondo”. Più prudenti, sul fronte Usa, sono però le dichiarazioni di Michael Morell, già vice direttore della Cia sotto la presidenza Obama, secondo il quale se da una parte la campagna americana sta avendo successo in Siria, dove l’Is perde terreno, dall’altra però il gruppo terroristico “sta crescendo rapidamente nel resto del mondo”. “Io direi che stanno vincendo e noi dobbiamo trovare nuovo approcci per fermarli” ha concluso.