Terrorismo, dopo arresto tunisino regna la paura in moschea San Marcellino

FEDE E TERRORE Mohamed Kamel Edine Khemiri, ritenuto vicino all’Isis e indagato per terrorismo internazionale. C’è sorpresa tra i fedeli musulmani del Casertano

Mohamed Kamel Edine Khemiri2

Il giorno dopo l’arresto del tunisino di 41 anni Mohamed Kamel Edine Khemiri, ritenuto vicino all’Isis e indagato per terrorismo internazionale, ci sono sorpresa e paura tra i fedeli musulmani che frequentano la moschea di San Marcellino (Caserta), dove l’uomo risiedeva. Khemiri abitava al piano superiore a quello occupato dal luogo di culto. Un marocchino che conosceva Khemiri dice di non aver mai notato che fosse un estremista, “Certe volte – aggiunge – era nervoso, ma nulla più. In pubblico non ha mai manifestato la simpatia per l’Isis”. “Ieri tutti sono rimasti sorpresi – conferma l’imam Nasser Hidouri – nessuno infatti se l’aspettava; ma di certo oggi fa paura sapere, come sostengono gli inquirenti e come scrivono i media, che l’Isis potrebbe aver varcato le soglie di una moschea dove vengono a pregare oltre mille persone e questo mette ansia e paura”.

Nella preghiera del venerdì Hidouri ha espresso una ferma condanna del terrorismo ribadendo però che, aldilà di quello che dicono le indagini, la moschea è al riparo da ogni infiltrazione. “Khemiri ha sbagliato ma non è dell’Isis, anche il Gip ha rigettato per due volte l’arresto chiesto dalla Procura di Napoli perché il tunisino non ha compiuto alcun atto concreto. I principi che noi diffondiamo in moschea sono quelli della convivenza civile”, sottolinea l’imam, che già ieri aveva smentito l’affermazione del generale del Ros Giuseppe Governale che aveva parlato di Khemiri come di “guardiano e factotum della moschea”. “Abbiamo paura – dice un algerino con moglie e figli – noi pensiamo a lavorare e veniamo in moschea per pregare e stare insieme. Nonostante i problemi quotidiani nessuno ha mai pensato che l’Isis sia una soluzione. Anzi in moschea abbiamo sempre condannato tutti gli attentati, perché sono contro la nostra religione”.

“Khemiri è una persona piena di problemi – spiega Hidouri – ieri ho provato a conoscerne la sua storia e la sua vita parlando con gli amici che vivevano con lui nell’appartamento sopra la moschea; mi hanno raccontato della sua dipendenza in passato dalla droga, del coraggio che ha avuto nello smettere e nel farsi assistere da un centro sanitario, del disorientamento vissuto che lo ha fatto avvicinare alla religione, facendolo diventare più praticante degli altri. Mi hanno detto che pregava più di cinque volte al giorno e ultimamente era più violento con qualche amico; in mancanza di una chiara cultura islamica ha purtroppo avvicinato certe posizioni. Forse è anche colpa mia, ma non posso conoscere tutti”. Mohamed Kamel Edine Khemiri, finito ieri in carcere nell’ambito di un’indagine della Procura casertana con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al falso sarà sentito lunedì dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per l’interrogatorio di garanzia. Per lui intanto l’imam Nasser lancia un appello: “Chiedo alle istituzioni di darci una mano, di non lasciare soli noi imam. Quando uscirà dal carcere, Khemiri avrà bisogno di un aiuto concreto”. Intanto per il 14 agosto è in programma un momento di preghiera interreligiosa e di riflessione con Hidouri e il vescovo di Aversa Angelo Spinillo.