Terrorismo, il pachistano espulso giocava nella Nazionale italiana di cricket

SICUREZZA NAZIONALE Farooq Aftab, 26 anni, viveva a Vaprio d’Adda. È stato accusato di preparare un attentato all’aeroporto di Orio al Serio

Farooq Aftab

Un ragazzo come tantissimi altri. Un lavoro da magazziniere e una passione per il cricket che lo aveva portato ad indossare la maglia della Nazionale italiana under 19. Chi poteva immaginare che, sette anni dopo, quello stesso ragazzo potesse trasformarsi in un pericoloso terrorista pronto al martirio in nome dell’Isis? Di certo non lo immaginava Fabio Marabini, presidente della squadra di cricket Kingsgrove Club di Milano, che oggi commenta incredulo: “Lo conoscevo molto bene, ha giocato da noi fin da quando è arrivato in Italia 13 anni fa e ha fatto tutto l’iter di un normale giocatore. Era un bravissimo ragazzo, sempre pronto ad aiutare gli altri. Andava anche a fare volontariato con i disabili ed era ben inserito con i suoi compagni e in Italia se solo la metà delle cose che ho letto è vera, allora vuol dire che è una persona del tutto diversa da quella che conoscevo”.  Già, perché quel bravissimo ragazzi altri non è che Farooq Aftab, il 26enne pakistano residente a Vaprio d’Adda, in provincia di Milano, espulso dall’Italia con decreto firmato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano proprio in questi giorni. Secondo l’Antiterrorismo, Farooq stava preparando un attentato all’aeroporto di Orio al Serio. La sua foto con la barba e i capelli lunghi ha fatto il giro del mondo.

Nel 2009, quella stessa faccia, la barba appena accennata, era finita in un servizio realizzato dal settimanale della Gazzetta dello Sport, Sportweek, dedicato alle nazionali italiane under 15 e under 19 di cricket. “La Lega vorrebbe eliminarci anche dalla squadra di cricket: non gli interessa che ci integriamo, che facciamo quello che fanno i padani – diceva -. Usano gli stranieri solo quando servono, ma è inutile parlarne, quelli non ragionano”. Marabini, racconta al Corriere della Sera, lo ha sentito per l’ultima volta ieri, “prima che si imbarcasse per il Pakistan. Ho parlato al telefono anche con suo fratello, Najab. La famiglia è sicura che non abbia fatto niente di male, sono molto preoccupati per quello che potrebbe succedergli in Pakistan”.  Nessuno, all’interno della società, immaginava la sua radicalizzazione. “Non ho colto nessun tipo di indizio – prosegue Marabini – È vero, si era fatto crescere la barba. Ma se tutti quelli che si fanno crescere la barba sono terroristi, allora bisognerebbe incarcerare anche gli hipster. L’ultima volta che Aftab ha giocato noi, sarà stato tre o quattro anni fa durante un torneo in Austria, ricordo che bevevamo tranquillamente la birra accanto a lui”.