Tetti degli stipendi dei commessi, la Camera fa dietrofront

LA CONTROVERSIA La commissione per il personale ha accolto ricorso presentato da molti dipendenti e così salterebbero 60 milioni di risparmi di Maurizio Balistreri

commessi camera

di Maurizio Balistreri

La Camera fa dietrofront sui tagli per gli stipendi di alcune categorie di dipendenti, tra cui rientrano anche i commessi. La commissione giurisdizionale per il personale, presieduta da Francesco Bonifazi (Pd), ha infatti accolto il ricorso presentato da molti dei diretti interessati contro la delibera che aveva fissato tetti e sottotetti agli stipendi dei dipendenti di Montecitorio. Con il ricorso, in particolare, è stato annullato l’articolo che introduceva i sottotetti. La vicenda nasce nell’ambito del contenimento della spesa pubblica con la decisione del governo, nell’aprile 2014, di introdurre un tetto ai dirigenti della pubblica amministrazione, fissato a 240mila euro. A questa norma si autoadeguano poi tutte le istituzioni, a cominciare dalla presidenza della Repubblica, passando poi dal Senato e dalla Camera.

In particolare alla Camera vengono introdotti dei tetti per i consiglieri parlamentari, che sono i funzionari di più alto livello (che a fine carriera avrebbero poututo raggiungere anche i 358mila euro lordi annui), e poi dei sottotetti per le altre figure professionali. Il dipendente di più basso livello, l’operatore tecnico o il commesso, a fine carriera raggiungeva i 136mila euro lordi annui, dopo la delibera 96mila. Con l’accoglimento del ricorso però si potrebbe verificare il “paradosso” che un documentarista a fine carriera potrà arrivare a guadagnare 237mila euro lordi annui, mentre il consigliere 240mila. Per questo, con un voto all’unanimità, l’ufficio di presidenza di Montecitorio ha proposto appello contro questa sentenza della commissione giurisdizionale e chiesto la sospensione degli effetti della sentenza finchè non ci sarà una decisione definitiva che potrebbe arrivare a settembre. Se la decisione verrà confermata si ridurrebbero drasticamente i risparmi sui costi della Camera, dai 60 milioni in quattro anni si scenderebbe a 13.