“The Other Side of the Wind”, a Venezia il film ritrovato di Orson Welles
Murawski: “Abbiamo lavorato come avrebbe voluto Orson”
Un film ritrovato del grande Orson Welles “The Other Side of the Wind”, evento speciale fuori concorso alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia. Un film girato dal regista del “Il Quarto potere” dal 1970 al 1976 con un cast stellare composto da Norman Foster, John Houston, Peter Bogdanovich che nel film è anche il produttore esecutivo. Un film che non è mai stato terminato a causa di conflitti tra i finanziatori. A detta del biografo di Wells questo film rappresenta una sorta di 8 e mezzo del regista americano.
Un film autobiografico dove un anziano Houston interpreta lo stesso Welles, un regista che cerca in tutti i modi di portare a termine il proprio progetto. Bob Murawski uno dei collaboratori più stretti di Welles ha raccontato di avere avuto tra le mani “ore di girato. Abbiamo dovuto fare una grande ricerca, ho visto film in blue ray, ho visto colloqui e interviste per capire quali erano le intenzioni di Orson, per riuscire ad essere leali col suo stile cercando di avere un significato e un film che funzionava. Non sapevamo se c’era abbastanza girato per creare il film. In sintesi – ha aggiunto – è la storia di un regista, interpretato da Peter Bogdanovich da giovane e da John Houston da vecchio”.[irp]
Anche il tema del montaggio era un argomento delicato. “Sapevamo che Orson diceva che era nemico del film in sala di montaggio e diceva di essere molto crudele scegliendo il meglio. Anche noi abbiamo cercato di ispirarsi a questo criterio. Speriamo che Orson approvi”. Gli aspetti biografici sono molto presenti nel film, alla sceneggiatura collaborò anche l’ultima compagna di Welles Oja Kodar. In occasione della presentazione del film al Festival di Venezia sono giunti i messaggi di auguri di Danny Houston (figlio di John), Beatrice Welles (figlia di Orson) e la stessa Oja. A fare da corredo a questo film ritrovato di Orson Welles due documentari dedicati al regista: “They’ll love me when I’m dead”, di Morgan Neville proprio sulle difficoltà del film; e “A Final Cut for Orson: 40 years in the making”, di Ryan Suffern.