Theresa May diventerà il nuovo primo ministro britannico mercoledì 13 luglio. Lo ha annunciato il premier dimissionario David Cameron. Ventisei anni dopo la fine dell’era Thatcher un’altra donna tornerà quindi alla guida della Gran Bretagna. La ministra degli Interni finora s’è tenuta accuratamente alla larga dalla guerra intestina che ha sconvolto il Partito conservatore durante la campagna per il referendum sulla Brexit. Con l’uscita di scena della sfidante Andrea Leadsom, quindi, sarà lei ad assumere la leadership tory e di conseguenza l’incarico di primo ministro per traghettare il paese fuori dall’Unione europea: come ha ripetuto anche stamani “Brexit vuol dire Brexit” e sarà “un successo”. E’ la prima donna a Downing street 26 anni dopo Margaret Thatcher, che nel 1990 lasciò dopo 11 anni di regno incontrastato la poltrona di premier a seguito di una congiura di partito. May, 59 anni, ha tenuto una linea dura al ministero, sia contro la criminalità organizzata sia contro l’immigrazione clandestina e l’estremismo islamico. Euroscettica convinta, ha scelto, tra la sorpresa generale, la fedeltà al premier difendendo la permanenza nella Ue nella campagna referendaria. Ma è rimasta in secondo piano e ha continuato a propugnare allo stesso tempo i limiti all’immigrazione, tema amato dai pro-Brexit. Una posizione di compromesso che ha convinto il Sunday Times a incoronarla come “l’unica figura in grado di unire la fazioni in lotta nel partito”. Lanciando ufficialmente la sua candidatura dieci giorni May ha detto: “il nostro Paese ha bisogno di una leadership collaudata per guidarlo in un periodo di incertezza politica ed economica”. Una linea che le è valsa l’approvazione della maggioranza dei deputati del partito, convinto che la fase delicatisisma che Londra sta affrontando vada affidata a un “paio di mani sicure”.
Figlia di un pastore anglicano, May ha cominciato la carriera politica nel 1986, dopo gli studi di geografia a Oxford e un breve passaggio alla Banca d’Inghilterra, entrando come consigliera nel distretto londinese di Merton. Dopo due fallite candidature al Parlamento, entra a Westminster nel 1997 in rappresentanza della circoscrizione di Maidenhead, nel Berkshire. Dal 2002 al 2003, è la prima donna segretario generale del partito conservatore. Si mette in luce in un discorso pubblico in cui definisce i Tories, allora schierati molto a destra, come il “nasty party” (“partito cattivo”). Dal 1999 al 2010 occupa varie poltrone nel governo ombra conservatore, allora all’opposizione: Ambiente, Famiglia, Cultura, Diritti delle donne, lavoro. Nel 2005 aiuta la scalata di David Cameron alla guida del partito. Quando viene eletto a capo del governo nel 2010, lui la premia con il portafoglio degli Interni, mandato che conserva nel secondo governo Cameron del 2015. Caschetto sale e pepe, vestiti tinta unita e colori forti, Theresa May sa essere tagliente, una caratteristica che le vale il soprannome di “nuova Margaret Thatcher”. Il Telegraph, che la designa come la donna politica più potente del Paese, dice che è arrivata al vertice grazie a una “determinazione feroce”. Nei giorni scorsi il notabile Tory Ken Clarke, in un fuorionda tv, la ha definita di carattere “tremendamente difficile”, ma anche “brava”. I media britannici da anni i dilettano con la sua enorme collezione di scarpe, tra cui spiccano le decolleté leopardate a spillo che indossò al congresso del partito nel 2002. Sposata dal 1980 con il banchiere Philip John May, non ha figli, ama camminare e cucinare.