Politica

May rilancia: libertà per imprese in Europa e scure su immigrati

La Primo ministro britannica Theresa May ha chiuso il congresso del suo partito a Birmingham dicendo di voler garantire al tavolo dei negoziati per la Brexit alle imprese britanniche “la massima libertà di commerciare” all’interno del mercato unico europeo e di volere un controllo sull’immigrazione, due richieste che rischiano di suonare contraddittorie agli “orecchi” di Bruxelles. E che arrivano sulla scia della bufera scatenata dal ministra degli Interni Amber Rudd, che intende obbligare le aziende a rivelare la percentuale di lavoratori non britannici impiegati. May ha esordito nel pomeriggio di ieri rivolgendosi ai “lavoratori comuni” e sottolineando che i laburisti “non hanno “il monopolio del cuore”. Desiderando ancorare il suo partito “al centro dello scacchiere politico britannico”, ha lanciato i suoi strali all’indirizzo del leader del Labour Jeremy Corbyn, la cui “pretesa superiorità morale” gli impedisce di eliminare le paure della popolazione  sull’immigrazione. Impegnandosi in questa direzione, la leader dei Tories punta tanto agli elettori laburisti che a quelli del partito populista Ukip. Del resto a Birmingham, i conservatori che si sono avvicendati sulla tribuna del congresso annuale non hanno mai mancato di corteggiare quest’elettorato mettendo l’accento sulla necessità di porre freni all’immigrazione prima dell’apertura dei negoziati per il divorzio dall’Ue nel 2017.

La titolare di Downing Street ha prima spiegato di voler garantire alle imprese “la massima libertà di commerciare e di funzionare all’interno del mercato unico europeo” e alle imprese europee di godere delle stesse condizioni nel Regno Unito. “Ma non lasceremo l’Ue per abbandonare di nuovo il controllo sull’immigrazione e per ritornare alla giurisdizione della Corte europea di giustizia”, ha aggiunto subito dopo. Una posizione quella di May condivisa dai suoi ministri. In primi dalla titolare dell’Home Office, Amber Rudd, che ieri ha presentato un nuovo piano di restrizioni per le imprese che saranno sollecitate a pubblicare una lista dei dipendenti non britannici e a privilegiare la manodopera nazionale. L’idea è di riportare il saldo migratorio, attualmente fermo a 330.000 all’anno, sotto la soglia dei 100.000, ha insistito. Stessa musica dal ministro della Sanità, Jeremy Hunt, che ha spiegato come intende rendere “autosufficiente in termini di medici britannici” il sistema sanitario pubblico (Nhs) di cui un quarto degli effettivi attuali è costituito da stranieri. Quanto al ministro del Commercio internazionale, Liam Fox, ha sottolineato che non era neanche da prendere in considerazione l’ipotesi in questa fase di garantire i futuri diritti dei tre milioni di cittadini europei già stabiliti nel Regno Unito.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it
Condividi
Pubblicato da