Politica

Timori dei renziani, cresce partito della scadenza naturale della legislatura. Anche dentro il Pd

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul referendum sul Jobs Act ora nel Pd si aspetta il pronunciamento sulle modifiche all’Italicum. Con questo convincimento: se dalla Consulta il 24 gennaio dovesse arrivare una sentenza autoapplicativa allora si andra’ al voto entro giugno, se occorrera’ metterci mano allora sara’ piu’ difficile la strada delle urne anticipate, occorrera’ intervenire. Ecco perche’, spiegano nei Dem, e’ ancora tutto aperto. Il timore, nei renziani, e’ che la strada delle elezioni diventi sempre piu’ stretta e che il partito del non voto si rafforzi ogni giorno di piu’. Ma Renzi, riferiscono i suoi, non e’ rimasto affatto deluso dalla decisione di rendere inammissibili i quesiti su una delle riforme che hanno contraddistinto il suo governo. “L’effetto in ogni caso era scontato”, spiega un ‘big’ del Nazareno. In sostanza, la cartina da tornasole sara’ la legge elettorale, e’ sul tema del sistema di voto che si giochera’ la partita.

LA BATTUTA “Il governo ha gli anni contati…”. La battuta che circola in Transatlantico a Montecitorio fa sorridere molti parlamentari, ma preoccupa i renziani che vedono crescere il “partito del non voto”, a maggior ragione, come detto, dopo la decisione della Consulta di non ammettere il referendum sull’articolo 18. “Così non si va a votare presto – è la reazione ‘a caldo’ di un renziano doc, che esprime una opinione comune tra i fedelissimi del segretario -. Sicuramente è stato tolto uno dei motivi di urgenza per andare a votare subito. Il referendum è depotenziato e lo sarà ulteriormente dopo le modifiche che faremo sui voucher. Adesso c’è in campo un’arma in meno per chiedere le elezioni a breve”. Il timore, dunque, è che il “partito del non voto” possa prendere forza. “Volendo, di attesa in attesa – riflette un altro deputato renziano – si può andare avanti a lungo. La Consulta sulla legge elettorale si riunisce il 24 gennaio ma il deposito della sentenza può arrivare anche un mese dopo…”. Nel Pd, anche altre ‘correnti’ vedono che dopo la sentenza della Consulta la corsa al voto può rallentare. Ma a differenza dei renziani la considerano una nota positiva.

SEGRETERIA PD “Non credo si voti entro giugno – riflette un deputato vicino al ministro della giustizia Andrea Orlando-. Il governo e il Parlamento avrebbero, se volessero, molto lavoro da fare e se Gentiloni riuscisse a riaprire un rapporto con i corpi intermedi, a partire dai sindacati, potrebbe aprirsi una fase nuova, molto proficua”. E poi, se il governo andasse avanti, anche nel Pd il panorama potrebbe cambiare. “Se si votasse a scadenza della legislatura – riflette il parlamentare – ci sarebbe tempo per fare il congresso. Io credo che Orlando potrebbe candidarsi, riunendo tutte le forze della sinistra Pd e ottenendo un ampio consenso”. Nel frattempo il segretario dem si concentra sulla segreteria del partito. “Mettere dentro giovani e sindaci e’ una cosa gia’ vista, l’ha fatta Veltroni, non funziona”, spiega uno dei franceschiniani. Il segretario dem dovrebbe scegliere una via a meta’ tra nuovi innesti e conferme di parlamentari. I fari intanto sono puntati sullo stato di salute di Gentiloni. Il premier ha rassicurato tutti dall’ospedale Gemelli. “Grazie dell’affetto e degli auguri. Medici e personale sanitario bravissimi. Sto bene. Presto torno al lavoro”, twitta il presidente del Consiglio che dovra’ comunque osservare alcuni giorni di riposo. Annullato il bilaterale con Theresa May, anche l’appuntamento in programma a Berlino per il 18 gennaio e’ a rischio.

 

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