“L’ho uccisa perche’ mi doveva 2.450 euro”. A meno di 48 ore dal delitto ha un nome e un volto il presunto omicida di Tiziana Pavani, la segretaria d’asilo di 55 anni assassinata nel suo appartamento di via Bagarotti 44, nella periferica zona di Baggio a Milano. Luca Raimondo Marcarelli, 32 anni, ha confessato nella notte messo alle strette dagli investigatori (il Pm Letizia Mannella e gli agenti della Squadra Mobile guidati da Lorenzo Bucossi) che avevano gia’ accumulato indizi e prove che lasciavano pochi dubbi. Il ragazzo l’ha colpita con una bottiglia piena mentre dormiva, alle 4.30, nel cuore della notte tra mercoledi’ e giovedi’ e poi l’ha soffocata con un cuscino. Ha aperto infine i fornelli della cucina per far uscire il gas in un disperato tentativo di depistare le indagini.
IL PRELIEVO Un’ora dopo, alle 5.30, ha cercato a modo suo di riscuotere il credito prelevando 500 euro con il bancomat che le aveva rubato. Proprio il prelievo pero’, ha portato gli uomini della polizia al giovane. Le indagini si erano subito indirizzate nella cerchia dei conoscenti di Tiziana e le immagini riprese dalle telecamere delle filiale hanno fatto chiarezza. L’uomo e’ stato riconosciuto dal giubbotto e dalle scarpe. Il tesserino del bancomat e’ stato quindi ritrovato, rotto a meta’, nella spazzatura del condominio in cui vive l’assassino. A soli pochi isolati dall’appartamento in cui abitava Tiziana. Prima dell’omicidio ha consumato parecchia cocaina: 0,3 grammi, poi 0,5, poi un grammo intero sempre nello stesso giorno, fino ad avere, ha raccontato lui stesso, “il cervello in pappa”. I due si frequentavano da 5 anni e si erano conosciuti sul social Badoo, dove si trovano partner occasionali. Marcarelli ha rivelato di essere in cura presso un Sert da almeno quattro o cinque mesi e di aver tentato piu’ volte il suicidio.
IL DEBITO L’ultima volta circa una settimana fa, quando era stata proprio lei a chiamare l’ambulanza perche’ lui aveva ingerito un’intera boccetta di tranquillante. La vittima aveva cercato anche di aiutarlo trovandogli un lavoro in una ditta di pulizie. L’ultimo appuntamento, la sera del delitto: i due si erano incontrati nell’appartamento della dona dove solo lui – emerge dall’interrogatorio – aveva fatto uso di droga. Poi la discussione per i soldi: un presunto debito che la donna non avrebbe saldato. La discussione e’ terminata intorno alle 23, ma lui, a piu’ riprese, ha continuato sniffare “fino a finirla”, tutta la cocaina di cui si era rifornito piu’ volte durante il pomeriggio, uscendo a comprare l’ultima dose intorno alle 18.30. Quindi la lucida follia: agli investigatori ha raccontato di essersi spogliato per non avere tracce di sangue sui vestiti e di averla colpita con la bottiglia di vetro. “Lei ha aperto gli occhi ma non si e’ nemmeno resa conto”. Poi, per finirla, le ha tenuto un cuscino sul volto. Per il concreto pericolo di fuga a suo carico e’ stata disposta la custodia cautelare in carcere a San Vittore, con l’accusa di omicidio e rapina.