La Camera libica dei rappresentanti (Parlamento) con sede a Tobruk giudica “nullo” e “non vincolante” l’accordo che l’Italia e il governo di unità nazionale libico di Fayez al Sarraj hanno stipulato solo pochi giorni fa a Roma per un migliore contrasto all’immigrazione clandestina. Non esiste “alcun obbligo morale o materiale” legato a questo accordo perché il governo di unità e il suo primo ministro Sarraj “non hanno alcuna giurisdizione nello Stato libico”. La posizione, annunciata ufficialmente oggi da Tobruk, è da tempo quella dell’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar (foto). Il generale, sponsor del governo nell’Est della Libia, si è preso l`intera Bengasi e ora ambisce a riunire il Paese sotto il suo controllo. Intanto, aspetta paziente che inizi la partita a scacchi tra Washington e Mosca e spera in un proficuo dialogo tra il nuovo presidente Usa Donald Trump e il capo del Cremlino Vladimir Putin. Il governo italiano, che di fatto è rimasto piuttosto isolato nel sostenere esplicitamente l’esecutivo Sarraj insediato grazie alla mediazione – e alle insistenze – dell’Onu, ha fiducia che il memorandum di accordo siglato con Tripoli possa condurre alla chiusura della rotta mediterranea, serrando le frontiere meridionali. Ma il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il ministro degli Esteri Angelino Alfano e il titolare del Viminale Marco Minniti, riferiscono alcune fonti vicine al dossier, sono consapevoli delle difficoltà che fanno del memorandum un progetto a rischio fallimento.
CONQUISTA DI TRIPOLI Per aggirare il problema, la Russia potrebbe fare arrivare il carico ad Haftar tramite l’Algeria: di questo avrebbero discusso il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il suo omologo algerino Abdelkader Messahel ad Abu Dabhi proprio nelle stesse ore in cui Sarraj firmava il suo accordo con Gentiloni a Roma. Si tratta, secondo quanto appreso da askanews, di mezzi corazzati, munizioni, sistemi radar e di sorveglianza con cui rafforzare il suo esercito, in vista di un’eventuale, e conclusiva, campagna militare per la conquista di Tripoli. D’altra parte, Haftar non ha mai fatto mistero della sua volontà di “unificare la Libia sotto un unico comando” e il contributo della Russia – oltre quello di Egitto ed Emirati arabi uniti – sarebbe decisivo per portare a compimento il suo progetto. In cambio, l’uomo forte della Cirenaica avrebbe spianato la strada a Mosca verso i porti e gli aeroporti libici, restando in attesa delle decisioni di Trump che – riferiscono le stesse fonti – avrebbe già lanciato segnali incoraggianti ad Haftar. E l’Italia? Per Haftar sarebbe dalla parte sbagliata della storia. E il generale – secondo quanto appreso da askanews – lo avrebbe detto a chiare lettere ai suoi interlocutori italiani, anche dopo la riapertura della nostra sede diplomatica a Tripoli. Il messaggio è stato chiaro: Russia e, presto, Stati uniti, riconosceranno la sua autorità, e tanto basta per prendersi Tripoli; l’Italia dovrebbe seguirne l’esempio e fare altrettanto, ha avvertito Haftar. Con Roma che si ritroverebbe nella situazione di chi è costretto a dover discutere di immigrazione, sicurezza e nuovi assetti geopolitici nel Mediterraneo con l’Ue, Haftar, Washington e Mosca.