Nuova settimana di sciopero delle toghe onorarie: i giudici di pace e i magistrati onorari di tribunali e procure, ormai in protesta da quasi un anno, non svolgeranno udienze – tranne quelle indifferibili – da domani fino a venerdi’ prossimo, con il rischio di rinvii per mezzo milione di processi. Le toghe onorarie tornano ad astenersi dalle udienze ribadendo la loro contrarieta’ alla riforma varata negli scorsi mesi dal Guardasigilli Orlando, una legge fortemente contrastata dalla categoria, che a piu’ riprese, dall’inizio del 2017, ha organizzato scioperi e proteste. “Il sistema Giustizia sta collassando – si spiega nel documento con cui si annuncia lo sciopero – i tempi dei processi si dilatano, gravissimi reati si prescrivono o non sono perseguibili perche’ depenalizzati in maniera scriteriata, fondi comunitari destinati all’informatizzazione ed efficientamento degli uffici restano inutilizzati. Il ministro Orlando ritiene di poter fare a meno di personale amministrativo e giudiziario stabile e qualificato, delegando compiti e funzioni a stagisti e tirocinanti, che dovrebbero essere formati ed invece sono sfruttati come lavoratori in nero, creando nuove sacche di precariato”.
La riforma della magistratura onoraria approvata a luglio, secondo i giudici di pace, “e’ l’ultimo tassello di un piano di smantellamento del sistema giudiziario che rifiuta la stessa idea di Giustizia come funzione primaria dello Stato: nel futuro i magistrati onorari ed i giudici di pace, a parita’ di dotazioni organiche, sempre senza alcuna tutela economica, previdenziale e ordinamentale, dovrebbero smaltire carichi di lavoro sempre piu’ onerosi, con aumenti vertiginosi delle competenze, in appena due giornate lavorative a settimana, quando gia’ oggi il 60% della giurisdizione e’ nelle loro mani, ma nell’ambito di un rapporto lavorativo a tempo pieno”. Il provvedimento legislativo sulla magistratura onoraria, “segnera’ – conclude l’Unione nazionale dei giudici di pace – il ‘de profundis’ della Giustizia in Italia, come dimostrano i dati statistici che in questi giorni stanno affluendo presso il ministero, con crolli di produttivita’ degli uffici del 30% in corrispondenza con i nostri scioperi: quando si ferma la magistratura onoraria e di pace, si ferma la giustizia nel Paese”.