Tokyo2020, Stano porta il settimo oro all’Italia

Il marciatore pugliese il mio oro? Conquistato con la testa

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Il pugliese Massimo Stano ha regalato oggi, nelle Olimpiadi di Tokyo, il settimo oro all’Italia. Il marciatore ha vinto nella 20 km, che si è tenuta a Sapporo, col tempo di 1.21.05. Stano è riuscito nell’ultimo chilometro a piegare la resistenza dei due giapponesi, Koki Ikeda (argento) e Toshikazu Yamanishi (bronzo). Chiude 15° l’altro azzurro Francesco Fortunato (1h23’43”). Si tratta della 33esima medaglia per l’Italia a questa edizione dei Giochi: 7 ori, 10 argenti, 16 bronzi. Stano, 29enne, è nato a Grumo Appula in Puglia ma vive a Roma insieme alla moglie ed ex collega Fatima Lofti. I suoi idoli sono l’ex marciatore azzurro Ivano Brugnetti e quello ecuadoriano Jefferson Perez. Al traguardo Stano ha festeggiato con il gesto del dito in bocca a simboleggiare l’arrivo di un bebè. Tesserato per le Fiamme Oro era alla prima esperienza olimpica.

Un bell’accento pugliese, con le vocali chiuse; un volto pulito caratterizzato da vezzosi baffetti; una determinazione mentale immensa, in grado – a suo dire – di farlo volare alla medaglia d’oro dei 20 km di marcia alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Massimo Stano si è raccontato oggi in un collegamento con Casa Italia, da Sapporo, dove ha ottenuto una bellissima settima vittoria per la spedizione azzurra in Giappone. “Era umido, faceva caldo e sono le condizioni che mi favoriscono rispetto agli altri, riesco a soffrirle meno. Infatti ho sperato fino all’altro giorno che piovesse, che uscisse il sole. (…) Queste sensazioni sapevo che mi potevano un po’ facilitare il compito”, ha raccontato Stano della 20km di marcia. “Negli ultimi due mesi, devo essere sincero, mi sono convinto e me lo ripetevo nella testa: ‘Sono il più forte del mondo, sono il più forte del mondo’… E sono arrivato a questa gara che ero molto sicuro di me stesso, nonostante gli infortuni sia dell’inverno sia dello scorso mese e mezzo, l’infiammazione all’inserzione del bicipite”, ha sostenuto con grande sicurezza. “Quindi – ha proseguito – mi sono detto che se mi manca qualcosa a livello di preparazione, lo devo compensare a livello mentale”.

Questo lavoro mentale è continuato durante la gara, ha raccontato il marciatore olimpionico. “Mentre loro andavano, io ero tranquillo lì, perché all’inizio volevo essere un po’ più tranquillo…poi a un certo punto fare io il ritmo perché preferivo stare davanti, stare dietro mi faceva consumare di più. E quindi ho preferito tirare io”, ha detto la medaglia d’oro. “A un certo punto i giapponesi, forse mancavano tre o quattro chilometri, hanno fatto un cambio micidiale. E io ho pensato: ‘Ma dove andate, sono io il più forte!’ E sono subito rientrato, loro sono rimasti straniti per questo. Ci credevo, sono riuscito a farlo”. A sentire queste parole, si penserebbe a una persona spavalda. Ma non è così. Stano, prima della gara, è stato tutto meno che presenzialista. “Mi sentivo che era la mia Olimpiade, l’ho detto a poche persone. Io non mi espongo mai, sono molto per le mie, preferisco fare i fatti più che le parole. D’altronde nessuno mi ha cercato, quindi non mi sono nascosto. Sono rimasto lì tranquillo, per i fatti miei”, ha detto la neo-medaglia d’oro.

Vincere in Giappone, poi, per Stano aveva un sapore particolare. Il marciatore è appassionato di questo paese e da due anni ne sta studiando la lingua: “Mi piace il paesaggio, gli anime, i manga, la scrittura, infatti studio il giapponese da due anni. Per me vincere in Giappone, dove comunque c’erano tre dei migliori atleti sulle statistiche, non mi dispiaceva affatto. E’ un valore aggiunto questo per me”. Nella gara, poi, a quanto pare, il giapponese gli è stato utile. “Mi sono avvicinato a Yamanishi (ndr. Vincitore del bronzo) e gli ho detto: ‘Ikimashou’, che vuol dire ‘Let’s go’, ‘Andiamo’”, ha rivelato l’atleta azzurro. “Lui è rimasto un po’ stranito perché io parlavo durante la gara”, ha detto ancora, ammettendo che è un “giochetto” che ha già fatto altre volte. “Queste cose – ha spiegato Stano – sembrano banali, ma gli altri li demoralizzi e dicono: ‘Questo parla’”.

Massimo Stano ha 29 anni, è di Palo del Colle (Bari) e ha un palmarès con buoni piazzamenti a livello internazionale: un bronzo ai Mondiali a squadre del 2018, un quarto posto agli Europei di Berlino. Gli era mancato, finora, l’acuto ed è venuto nel momento più importante della sua carriera, ma non solo. E’ da poco, infatti, divenuto papà di una bambina. “Volevo aspettare a fare un figlio, ma mi sono dovuto ricredere, mi ha dato grande forza”. E’ una storia moderna, multiculturale, quella di Stano, che ha deciso di seguire sua moglie nel credo religioso pur di stare con lei. “Quanto alla religione, ognuno sceglie quella che vuole”, ha detto l’atleta, pungolato su questo punto. “Io ho una moglie marocchina e quindi sono diventato musulmano per amore, per poterla sposare, per stare con lei. Non vedo nulla di scandaloso”.

Stano è la terza medaglia d’oro di questa incredibile Olimpiade dell’atletica italiana. E dice che le altre due – quella nell’alto di Gimbo Tamberi e quella nei 100 metri di Marcell Jacobs – l’hanno caricato. “Vedere vincere lui (Tamberi) e vedere vincere Jacobs, che ancora non ho capito come ha fatto, perché ha fatto una cosa micidiale, pazzesca, mi ha fatto dire: ‘Se ce l’hanno fatta Jacobs e Gimbo, posso farcela anch’io: che cosa ho di meno io di loro?'”. Questo, ha ammesso, gli ha dato una “spinta incredibile”, una spinta in più dopo che già aveva deciso di puntare all’oro. Ho pensato: “Non c’è due senza tre…e il tre è arrivato”. Per l’azzurro, tutto sta nel crederci e con la forza della testa, anche i pronostici possono essere rovesciati. “Non è che per forza il favorito deve vincere, può vincere anche uno che nell’anno non è andato fortissimo, come nel mio caso: comunque se vuoi vincere lo puoi fare, la testa è stata fondamentale in questo caso. E lo è sempre credo, penso”. Parola della nuova medaglia d’oro olimpica della marcia 20 km maschile.