Deputato Gianni Tonelli (Lega), sul terrorista tunisino Brahim, la ministra Lamorgese sostiene che non c’è responsabilità del Viminale e che il 9 ottobre l’attentatore è stato destinatario di un decreto di respingimento con ordine del questore di abbandonare il territorio nazionale.
“Nascondersi dietro un elemento di formalità è la più grossa disonestà intellettuale che si possa fare. E, ancor di più, quando la ministra ha affermato che ‘nessuno ci ha segnalato qualcosa’. Chi può segnalare che qualcuno è terrorista? Il flusso di immigrati in sé è portatore di queste situazioni di pericolo. E, quindi, il pericolo va affrontato ed eliminato alla base. Il che vuol dire che la chiusura dei porti è l’unica soluzione, cosa prevista dai decreti Sicurezza ma che per la ministra Lamorgese, invece, hanno creato insicurezza. E ciò è la più grossa stupidaggine che possa essere fatta. Lo Stato deve intervenire per prevenire, non firmare decreti per poi dare la libertà all’irregolare”.
Quanti sono gli immigrati irregolari che dopo aver avuto il cosiddetto foglio di via hanno abbandonato l’Italia?
“Se si riscontra una percentuale 1 a 10 io mi dimetto da parlamentare. Quindi, sapendo già che le persone non abbandoneranno il territorio nazionale, di fatto s’è complici della loro clandestinità”.
Perché allora il Viminale continua a sfornare fogli di via?
“Semplice. La parte politica che oggi è al governo era al governo quando il ministro Alfano era al Viminale e la Lamorgese suo capo di gabinetto. Quindi, questa politica vuole i flussi migratori. Ci sono interessi sia di carattere ideologico sia, purtroppo, molto più squallidi, finalizzati a predare sulle disgrazie degli esseri umani. Ecco perché questa maggioranza non vuole bloccare i flussi migratori e ha modificato i decreti Sicurezza che invece chiudevano i porti. Ricordo che i flussi migratori hanno avuto una grossissima impennata nel 2014, quando Renzi è andato al governo e quando, lo stesso premier, al fine di avere uno sforamento di bilancio dall’Ue per dare la ‘mancetta’ di 80 euro agli italiani, ha dovuto accettare che l’Italia doveva essere l’unico collettore d’ingresso per l’Europa. A questo punto, serviva un accordo con le Ong per programmare una sorta di logistica in grado di poter gestire sbarchi”.
In che senso?
“Perché dietro gli sbarchi bisognava organizzare pullman, parliamo di migliaia di immigrati, bisognava trovare gli alloggi e in tutta Italia, in certi casi si dovevano avviare procedure amministrative per requisire anche alberghi per ospitare tutte queste persone, insomma una macchina complessa e quindi il motto era: sbarchi nel fine settimana in modo tale che molto personale poteva essere impiegato il sabato e la domenica. E tutto ciò che significa? Significa che le Ong avevano accordi con gli scafisti che a sua volta trasportavano le persone solo al confine delle loro acque territoriali con precari gommoni. Il che vuol dire che lo Stato era ricettatore di questo reato nei confronti degli scafisti, in quanto la tratta degli esseri umani e quindi il favoreggiamento di immigrazione clandestina sono reati”.
Proprio lei in prima persona, ha fatto in merito una sorta di inchiesta.
“Sì. Ricordo che nel 2017, in Sicilia, volevo percepire direttamente dai colleghi (poliziotti, ndr) come stavano le cose sul fronte sbarchi. Ebbene, ho riscontrato che nel corso della settimana se ne registravano pochissimi. Mentre l’80 per cento avveniva solo il fine settimana e proprio per il motivo che ho già detto. Fatti certificati da dati da me raccolti negli uffici di Catania, Augusta, Pozzallo, Palermo”.
C’è il rischio che l’Italia possa essere il ventre molle dell’Europa che accoglie terroristi reali e potenziali?
“Ci sono fatti. Oggi chi arriva in modo clandestino in Italia non vuole soltanto migliorare la sua situazione economica, ma arriva con la consapevolezza di combattere quelli che sono le fondamenta della nostra civiltà occidentale. Come lo è stato per il tunisino Brahim e come lo è stato per Anis Amri, autore della strage di Berlino del 2016, per fare un altro esempio”.
Il deputato dem Carmelo Miceli, circa l’accordo da lei denunciato fra governo e Ong, ha parlato di calunnie da codice penale da parte della Lega.
“L’affermazione la prendo come una velata minaccia. Ricordo all’Onorevole che io queste cose le avevo già denunciate nel 2017 e non ieri da parlamentare ma allora da segretario del sindacato di polizia. Cose pubblicate su più quotidiani e finora da nessuno smentite”.