Wall Street ha vissuto la seduta peggiore dallo scorso settembre. Il sell-off è stato provocato da Donald Trump, il presidente americano che spesso si è vantato della performance dell’azionario dopo la sua vittoria alle elezioni presidenziali americane dell’8 novembre scorso ma su cui oggi, come il suo portavoce, ha evitato di commentare. Gli indici hanno registrato cali superiori all’1,6% con il Nasdaq Composite che dopo due sedute record ha ceduto il 2,4%. I guadagni del mese di maggio sono stati annullati. A pesare sono state indiscrezioni secondo cui lo scorso febbraio Trump avrebbe chiesto all’allora direttore dell’Fbi di chiudere l’inchiesta riguardante Micheal Flynn, l’ex generale scelto come consigliere alla Sicurezza nazionale ma durato meno di un mese: fu costretto a dimettersi per avere fuorviato il vicepresidente Mike Pence sulle sue conversazioni con l’ambasciatore russo in Usa. Il caos politico, l’ennesimo legato all’inquilino della Casa Bianca, torna a fare temere ritardi nella tanto attesa agenda pro-crescita e pro-business, quella in vista della quale l’azionario aveva raggiunto livelli record e le banche avevano corso più di tutti. La preoccupazione principale è che il promesso taglio alle tasse passi in secondo piano o, peggio ancora, non veda mai la luce. C’è poi chi si domanda se i rischi politici porteranno all’uscita dello stesso Trump dallo Studio Ovale; da martedì sera infatti una tale ipotesi aleggia sulla capitale.
Secondo Justin Amash, deputato per lo Stato del Michigan, se le indiscrezioni fossero vere, ci sarebbero le basi per un impeachment. Il caos ha fatto scattare una fuga verso porti considerati sicuri dagli investitori in tempi di incertezza. Ora ci si domanda se lo stesso caos porterà la Federal Reserve a posticipare quella che fino a inizio settimana pareva una sicura stretta monetaria a giugno. L’oro con consegna a giugno ha guadagnato al Nymex l’1,8% a 1.257,5 dollari l’oncia; il rialzo è stato il maggiore dal 16 marzo e il prezzo di chiusura il massimo dal 20 aprile. I Treasury sono stati protagonisti di un rally tanto che i rendimenti – che si muovono inversamente ai prezzi – hanno subito il calo maggiore dallo scorso giugno: il decennale ha chiuso al 2,216%, minimo del 19 aprile scorso, dal 2,329% di martedì. Il venire meno dell’ottimismo che il mercato aveva riposto in Trump e nei suoi stimoli fiscali ha pesato sul dollaro, che rispetto a un basket composto da 16 valute ha perso lo 0,6%. Il nervosismo tra gli operatori di borsa è stato notevole, come riflesso dal cosiddetto indice della paura. Il Vix è balzato di oltre il 30% una settima circa dopo avere toccato i minimi del 1993. E’ stato il settore finanziario (-3%), non a caso, ad avere sofferto più di tutti con titoli come Goldmand Sachs (-5,44%) e JP Morgan (-3,8%) che hanno tenuto a freno il Dow Jones Industrial Average. Ieri, a pochi minuti dalla fine della seduta l’indice delle 30 blue chip cede 138 punti, l’1,6%, a quota 20.642. L’S&P 500 retrocede di 41 punti, l’1,7%, a quota 2.360. Il Nasdaq lascia sul terreno 150 punti, il 2,45%, a quota 6.016. Il petrolio a giugno al Nymex ha invece guadagnato lo 0,8% a 49,07 dollari al barile sulla scia del sesto calo di fila delle scorte settimanali Usa; la contrazione però è stata più contenuta delle stime.