Lo dice nel film, ma anche nella vita vera: “Abbiamo solo fatto il nostro lavoro”. Ed è questa la frase che più di tutte racconta l’immanità del capitano Chesley Sullenberger, diventato l’eroe del volo Us Airways 1549 del 15 gennaio 2009 e il protagonista dell’ultimo film di Clint Eastwood, “Sully”, presentato in anteprima al Torino Film Festival e nelle sale dal primo dicembre.
Il film ruota attorno ai 208 secondi in cui il pilota americano, chiamato da tutti “Sully”, salva tutti i 155 passeggeri a bordo del suo aereo in avaria. Gli ci vogliono tre minuti e mezzo per decidere di tentare un ammaraggio sul fiume Hudson, tra i grattacieli di New York. L’aereo appena decollato dall’aeroporto La Guardia si imbatte in uno stormo di anatre che ne mette fuori uso i motori. Inizia a perdere quota. Non c’è tempo per un atterraggio d’emergenza nei vicini aeroporti e allora Sully punta verso il fiume. Un manovra che sarà analizzata da una commissione d’inchiesta, scettica sulla sua scelta. Ne emerge l’umanità del pilota, sotto pressione dopo l’incidente che avrebbe potuto trasformarsi in una sciagura. A interpretare Sully è Tom Hanks. Ma la vera star del Torino Film Festival, è il vero Sully accompagnato dalla moglie: “Tutto nasce da un amico, Harrison Ford, pilota e grande appassionato di aviazione, che ha letto il mio libro e lo ha suggerito al produttore Frank Marshall. Da lì sono stati acquisiti i diritti e si sono succedute una serie di proposte che non sembravano adatte e un bel giorno la sceneggiatura è finita nelle mani di Clint Eastwood. E lì è scattato il semaforo verde”. L’eroe della porta accanto, Sullenberger, pensava di averle viste tutte, invece un giorno si è presentato a casa sua proprio Eastwood. “Un pomeriggio Clint è venuto a casa mia e quando ho aperto la porta non mi sono trovato davanti l’ispettore Callaghan, ma un uomo affabile e riflessivo. Abbiamo parlato e trascorso tre ore insieme”. Tra ricostruzioni dell’incidente e la vicenda umana del pilota assediato dalla Commissione d’inchiesta e dai giornalisti, “Sully” inchioda lo spettatore alla poltrona fino all’ultima inquadratura.