Resta alta la tensione in via Germagnano a Torino, considerata la “terra dei fuochi” subalpina, dove si susseguono i lanci di pietre dal campo nomadi e i sabotaggi contro mezzi e personale dell’azienda dei rifuti Amiat, che ha il proprio deposito a pochi passi dalle baracche dei rom destinate ad essere smantellate. Un’intifada, spesso con protagonisti minorenni, che non sembra avere fine e che va avanti da anni con l’obiettivo di tenere l’area off limits, al riparo da occhi indiscreti, dalla presenza delle istituzioni, dal tentativo di ricucirla alla città: ieri il ferimento di un operaio colpito da una pietra di grosse dimensioni. Due giorni prima un’altra sassaiola ha distrutto il vetro di un’auto di sorveglianza, ferendo alla testa una guardia giurata e colpito due mezzi dell’Amiat. Per questo episodio c’è un’inchiesta per tentato omicidio, altre ne sono state aperte sull’inquinamento dell’area.
I sindacati dei lavoratori dell’azienda rifiuti, che hanno protestato in strada, chiedono maggiori controlli e il ritorno dell’esercito attorno all’insediamento. Il prefetto di Torino, Renato Saccone, ha convocato per martedì il tavolo della sicurezza. Oggi l’assessore all’ambiente del Comune Alberto Unia ha fatto un sopralluogo nella sede Amiat di via Germagnano “per ribadire – ha dichiarato – la mia vicinanza ai lavoratori che subiscono da anni attacchi assurdi e violenti durante il transito con i loro automezzi da e verso la sede”. “Questa non è una battaglia di partito , ma di civiltà – ha proseguito Unia – Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, ma a differenza di chi oggi cerca la polemica strumentale dopo aver fatto finta di niente per anni , sottovalutando il problema , questa amministrazione ha dimostrato con i fatti di voler superare i campi rom nell’interesse del quartiere, dei cittadini e di tutto il territorio”.