Tornano le riforme in Senato tra incognita numeri e ingorgo decreti

Tornano le riforme in Senato tra incognita numeri e ingorgo decreti
6 luglio 2015

di Francesca Galante

Da domani torna in commissione Affari costituzionali al Senato la riforma della Costituzione. La terza lettura del ddl Boschi dovrà vedersela con nuove e complesse incognite a partire dai numeri in commissione, dove la maggioranza è appesa a un filo, e dall’ingorgo dei provvedimenti, in particolare decreti in scadenza, che affollano Aula e commissioni. Ma l’iter è molto legato anche all’ipotesi di un accordo politico sulle modifiche da introdurre al nuovo Senato; se Matteo Renzi confermerà la volontà di venire incontro alle richieste della minoranza Pd e accetterà l’idea del Senato eletto direttamente dai cittadini, e come, oppure se privilegerà un’intesa con quel pezzo di Forza Italia (l’ala di Denis Verdini e dei suoi) favorevole alla riforma. Di nuovo per ora c’è l’apertura fatta dal premier sui tempi: “conta far le cose bene, non correre per forza”, ha detto ieri. Mentre anche il principale alleato del Pd al governo, Angelino Alfano ha ammesso che “sul fatto che si concluda la lettura al Senato ad agosto o a settembre non giocherei una partita da finale di coppa del mondo”. Oggi Renzi ha fatto il punto sui lavori parlamentari con i capigruppo Pd di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda.

Nella riunione sarebbe emerso l’ingorgo di provvedimenti all’ordine del giorno di Palazzo Madama, dove entro la prima settimana di agosto vanno convertiti 4 decreti: pensioni, enti territoriali, terrorismo, fallimenti, ai quali si aggiunge quello su Ilva e Fincantieri approvato il 3 luglio dal Consiglio dei ministri. Oltre a questo c’è da varare il bilancio interno del Senato ed eventualmente dalle commissioni potrebbero arrivare i ddl sulle unioni civili, la prescrizione, la riforma della Rai e ovviamente la riforma costituzionale. Troppa carne al fuoco perchè si possa fare tutto in sole 4 settimane di lavoro parlamentare. Ma per ora comunque nessuno parla di possibile rinvio a settembre. Sui tempi, per quanto si tratti del suo ddl anche la ministra Boschi parlando alla Festa dell’Unità aveva concesso che dopo aver aspettato 30 anni una settimana in più non sarebbe un problema pur premettendo che “le riforme questa volta le facciamo davvero e non è pensabile un ping pong tra i rami del Parlamento”. La tempistica comunque è legata anche alla volontà di trovare un accordo politico dentro il Pd. La minoranza dem, che al Senato è determinante, ha presentato un documento con le proprie richieste, una base per aprire una trattativa che al momento non sarebbe ancora partita.

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A complicare le cose si aggiunge la “anomalia” della composizione della prima commissione di Palazzo Madama dove maggioranza e opposizione hanno 14 membri a testa. Lo squilibrio è dovuto alla presenza di due senatori per il gruppo Gal, Mario Mauro e Giovanni Mauro. Secondo il Pd toccherebbe al presidente del Senato intervenire per sanare l’anomalia e ridare alla maggioranza la sua prevalenza, ma secondo palazzo Madama invece Pietro Grasso non ha potere, oltre la moral suasion, sul gruppo Gal visto che il passaggio di Mario Mauro all’opposizione è successivo alla sua assegnazione alla prima commissione. Intanto domani in Affari costituzionale Anna Finocchiaro riferirà sul testo arrivato dalla Camera ma il calendario dei lavori potrebbe essere approvato soltanto mercoledì, a quel punto inizieranno le audizioni e la discussione generale, il che vuol dire che non si parlerà di emendamenti almeno fino alla settimana prossima. Tempi più lunghi insomma per riflettere e trovare un’intesa politica.

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