Processi e rivolte, i giorni più neri di Berlusconi. Oggi il figlio rischia la condanna per Mediatrade. E non si placa la “fronda”

7 luglio 2014

Una volta l’estate di Silvio Berlusconi era all’insegna dello show, tra bandane, eruzioni di finti vulcani, schitarrate con il fido Mariano Apicella. Oggi di quell’epoca d’oro resta ben poco, e non solo perché i magistrati di Milano gli negheranno con ogni probabilità di spostare la sua residenza in Sardegna, a Villa Certosa, per il periodo estivo. L’ex Cavaliere si trova a dover fronteggiare il momento più complicato dalla sua discesa in campo. Quello in cui, ai perenni guai giudiziari, si aggiunge anche un partito che – complice il crollo elettorale alle Europee – è molto meno ligio di un tempo nell’obbedire agli ordini del “Capo”.

La settimana nera di Silvio Berlusconi comincia oggi, in un’aula di tribunale, anche se per una volta non sarà lui a doversi difendere dalle accuse dei magistrati. I giudici del caso Mediatrade si sono riuniti giovedì in camera di consiglio e hanno annunciato il verdetto sul figlio di Berlusconi, Piersilvio, per non prima di oggi. Per il secondogenito i pm hanno chiesto una condanna di 3 anni e due mesi per le presunte irregolarità nell’acquisto dei diritti tv.

Ma la settimana presenta una grana giudiziaria anche in coda, visto che venerdì 11, probabilmente negli stessi istanti in cui l’ex premier sarà a Cesano Boscone per prestare i servizi sociali, presso la Corte d’Appello di Milano è prevista la requisitoria del procuratore generale Pietro De Petris sul caso Ruby. Il rischio concreto è che si arrivi alla sentenza già sette giorni dopo, il 18 luglio, e Berlusconi teme una conferma della condanna comminatagli in primo grado, quei sette anni di reclusione che, se diventassero definitivi, gli farebbero perdere anche i benefici dell’indulto e dell’affidamente ai servizi sociali. Certo, c’è sempre la Cassazione, ma a quel punto il terzo grado di giudizio potrebbe arrivare già prima della fine del 2014.

Ovvio che, di fronte a queste scadenze, l’ex Cav non riesca a concentrarsi più di tanto sulla situazione politica di Forza Italia. E viva come una vera e propria “costrizione” l’incontro che, domani a Roma, dovrebbe replicare con i gruppi parlamentari sul tema delle riforme. Berlusconi vorrebbe che ai “dissidenti” – una quarantina su 59 al Senato – bastasse la sua nota di qualche giorno fa, quella in cui ha invitato tutti a dare “convinto sostegno” alla riforma del Senato pattuita con renzi. Peccato che, nonostante le sue parole, la “fronda” guidata dall’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini non si sia placata. Il senatore azzurro continua a dire che se non verrà introdotta l’eleggibilità diretta dei membri di Palazzo Madama, lui e gli altri voteranno no alla riforma. Più “sfumata” la posizione di Renato Brunetta, che garantisce che alla fine l’intero partito si uniformerà alle decisioni di Berlusconi ma al tempo stesso invita l’ex premier a trattare migliori condizioni con Matteo Renzi.

Alla base di tutto c’è il timore di un partito che tutto vorrebbe fuorché tornare alle urne. In questo senso, i “frondisti” sospettano che Renzi voglia approvare la riforma del Senato per poi presentarsi alle urne nella primavera del 2015 e incassarne i dividendi. La visione di Verdini & Co, invece, prevede che le elezioni anticipate arriverebbero solo in caso di rottura del patto, con un Renzi che a quel punto farebbe saltare il tavolo, concorderebbe una legge elettorale con il MoVimento 5 Stelle simile al Mattarellum e porterebbe il Paese alle urne.

In questa confusione, l’unica strada a disposizione di Berlusconi per restare al centro della scena è proprio quella di tenere il punto sulle riforme. Sperando, magari, di replicare l’intesa su temi più spinosi legati alle sue vicende personali: la scelta del prossimo Presidente della Repubblica (che magari potrebbe riaprire il “fascicolo” della grazia) e dei prossimi membri del Csm eletti dal Parlamento. Gli stessi che, poi, andranno a ridisegnare la geografia delle Procure. Argomenti, per ora, assai lontani del tempo. L’attualità parla di processi e rivolte interne. E si parte da oggi.

 

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