Ma come scrive la stampa americana in questo momento c’è solo una certezza: il presidente darà la priorità alla moglie e alle figlie. “Le ragazze e Michelle hanno fatto molti sacrifici per la mia pazza idea di candidarmi alla presidenza”, ha spiegato nel 2013 su Abc News. In questo momento la figlia più grande, Malia, deve scegliere in quale college andare. Mentre Sasha, la minore, per due anni frequenterà le superiori in una scuola privata di Washington. La moglie invece non ha alcuna intenzione di entrare in politica: “Ho tre certezze nella vita, la morte, le tasse e il fatto che Michelle non si candiderà alla Casa Bianca”, ha detto di recente in un discorso. Per questo – sostengono diversi amici – Obama potrebbe scegliere di restare ancora un po’ nella capitale per poi trasferirsi a New York, città sulla quale in molti hanno scommesso come prossima residenza del presidente. A quel punto potrebbe mantenersi scrivendo la sua autobiografia e altri libri e allo stesso tempo facendo conferenze negli Stati Uniti e in giro per il mondo.
Oppure, Obama potrebbe stupire tutti e decidere di guardare avanti. E di continuare a lavorare. Il primo presidente afroamericano ha più volte espresso il suo interesse nel lavorare con i giovani dei quartieri più poveri del Paese. Diversi ex presidenti sono riusciti a lasciare una traccia dopo il loro addio alla Casa Bianca. John Quincy Adams si è fatto rieleggere al Congresso e ha lottato per l’abolizione della schiavitù. William Howard Taft è diventato un giudice della Corte Suprema, unastrade che tuttavia Obama ha definito “troppo monastica”. E allora, per Obama che l’anno prossimo avrà 55 anni, la strada tracciata da Carter e da Clinton, ovvero quella di una fondazione, potrebbe essere percorribile. Tra i suoi sogni c’è anche quello di insegnare, magari, come ha confessato al New Yorker, partendo da una conferenza alla Columbia University, dove aveva studiato negli anni ’80.