Traffico di influenze illecite, Alemanno resta in carcere per 22 mesi

Camera ardente del senatore di FdI Andrea Augello al Senato

Gianni Alemanno

Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e volto noto della politica italiana, non sfugge al carcere. Il tribunale di Sorveglianza di Roma ha respinto ogni richiesta di clemenza, confermando la condanna a 22 mesi di detenzione per traffico di influenze illecite. Una decisione netta, che chiude ogni porta a misure alternative e ribadisce la gravità delle violazioni commesse dall’ex esponente politico, arrestato nella notte di Capodanno del 2023. Alemanno, già beneficiario di una pena alternativa, ha infatti sfruttato quel periodo per continuare a fare politica, ammettendo davanti ai giudici di aver agito “per amore della politica”. Ma le sue motivazioni non hanno convinto il tribunale, che ha giudicato il suo comportamento “incompatibile” con le regole del sistema.

La svolta decisiva: la violazione degli obblighi

Alemanno era stato inizialmente affidato ai servizi sociali, ma ha trasformato quella possibilità in un’occasione per rientrare attivamente nella scena politica, violando palesemente i vincoli imposti dalla legge. Durante l’udienza, lo stesso ex sindaco ha confermato di aver utilizzato il periodo di affidamento per svolgere attività politica, sostenendo di averlo fatto per passione. Una giustificazione che, però, non ha trovato alcun appiglio tra i giudici. Il tribunale ha bollato la sua condotta come “falsa e strumentale”, evidenziando come l’ex sindaco abbia sfruttato ogni spazio di libertà concessogli, vanificando la finalità rieducativa della pena.

“Nessuno spazio valutativo favorevole”, hanno scritto i giudici nella motivazione della sentenza, respingendo la richiesta della difesa di concedere ad Alemanno la detenzione domiciliare. “Non vi è alcuna meritevolezza, affidabilità o cessata probabilità di commissione di reati”, hanno aggiunto, sottolineando come la passione politica non possa giustificare “un’attività illecita così strutturata, capillare e ostinata”.

La difesa: “Decisione sorprendente e sproporzionata”

A difendere Alemanno è intervenuto l’avvocato Cesare Placanica, che non ha risparmiato critiche alla decisione del tribunale. “Stupisce, al pari di un arresto nella notte di Capodanno, che non sia stato considerato neppure il parere del procuratore generale, il quale salvava il primo periodo di affidamento”, ha dichiarato. Placanica ha poi aggiunto: “Considerando che il reato contestato ad Alemanno è stato quello di aver chiesto un’anticipazione di pagamenti per fatture riconosciute come vere dalle stesse sentenze di condanna, si potevano sanzionare le sue trasgressioni con la detenzione domiciliare, senza ricorrere al carcere. Soprattutto in un momento di disperato sovraffollamento carcerario, che dovrebbe evitare incarcerazioni non strettamente necessarie”.

Un messaggio chiaro dal tribunale

La sentenza del tribunale di Sorveglianza non è solo una condanna personale per Alemanno, ma un monito per tutti coloro che cercano di strumentalizzare le misure alternative alla detenzione. La decisione ribadisce un principio chiaro: le regole vanno rispettate, e chi le viola, anche in nome della politica, deve fare i conti con le conseguenze. La vicenda di Alemanno, dunque, non è solo una pagina nera per l’ex sindaco, ma un caso emblematico che riaccende il dibattito sulla giustizia e sulla gestione delle pene in Italia, in un sistema carcerario sempre più al collasso.