Cronaca

Tragedia di Mestre, è giallo sul guard rail. Identificate tutte 21 vittime

Il bilancio dell’incidente del bus di Mestre precipitato dal cavalcavia è di 21 morti e 15 feriti, di cui 5 in gravi condizioni. Tra le vittime, anche l’autista italiano, Alberto Rizzotto, due bambini e un’adolescente. Indaga la Procura per accertare le cause del disastro. Al momento tre le ipotesi principali al vaglio della magistratura sulle cause della tragedia: un malore dell’autista, un malfunzionamento o ancora una manovra errata. E intanto nasce una polemica sullo stato del tratto di strada, delimitato da una ringhiera malconcia. Sono state sequestrate le telecamere presenti nel mezzo sia quelle nei dintorni del cavalcavia.

È stata anche acquisita la ‘scatola nera’ del mezzo “che sarà esaminata – ha spiegato il procuratore Bruno Cherchi – solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile. Altrimenti aspetteremo lo sviluppo dell’inchiesta, affinché tutte le parti coinvolte possano avere le perizie”. Sempre secondo il magistrato, “non risultano particolari fiamme ne’ un incendio in senso tecnico del bus precipitato”. C’è stata invece “una fuoriuscita di gas dalle batterie del litio che alimentavano il camion e su questo stiamo facendo accertamenti”. Le batterie, ha aggiunto il procuratore, sono state messe sotto sequestro. Il prefetto di Venezia, Michele di Bari, ha comunicato che sono state identificate tutte le vittime dell’incidente del bus di Mestre. Sono nove ucraini, quattro romeni, tre tedeschi, un italiano (l’autista), un croato, due portoghesi e, infine, un sudafricano. 

Nel bus, oltre a una scatola nera, c’era anche “un impianto che ha registrato dati, come quelli relativi alla velocità, alla posizione e alla frenatura, che restano salvati in cloud per sei mesi e messi a disposizione in tempo reale del Comune di Venezia” ha spiegato Massimo Fiorese, amministratore delegato di ‘La Linea’, società proprietaria del mezzo. La scatola nera “mantiene in memoria registrazioni continue di quello che accade all’interno e all’esterno”, ha aggiunto il manager, sollevando dubbi sul guard rail. “Dai video il guard rail sembra una ringhiera, le immagini dei filmati che abbiamo visionato mostrano il pullman che si appoggia alla protezione che è quasi una ringhiera” ha aggiunto.

 

Ed è proprio il guard rail uno dei grandi interrogativi, se non il più grande, suscitato dalla tragedia di martedì sera. “Mi sembra che la stiano sostituendo e ci sono dei lavori in corso, giusto poco prima” del punto dell’incidente ha aggiunto il amnager. In effetti, da varie settimane sono in corso lavori di rifacimento del cavalcavia, su cui è quantomeno evidente l’azione della ruggine. La ristrutturazione costa oltre 6 milioni di euro. Renato Boraso, assessore ali Trasporti di Venezia, ha spiegato come l’intervento comprendesse anche una nuova barriera protettiva a difesa dalle uscite di strada. Sulla tempistica della realizzazione, però, non vi è alcuna data certa. “Quel guard rail è vetusto. Sapevamo di dover mettere in sicurezza il cavalcavia – ha ammesso Boraso – il cantiere è già avviato”.

 

 

Le 21 vittime: ecco tutti i nomi

Ecco l’elenco definitivo dei nomi delle vittime nell’incidente di Mestre. A quello del quarantenne autista, Alberto Rizzotto, di Conegliano, si sono aggiunti:
Annette Pearly Arendse, del 1965, sudafricana
Maria Fernanda Arnaud Maciel, del 1967, portoghese
Antonela Bakovic, del 1997, croata 
Anne Eleen Berger, del 1991, croata
Serhii Beskorovainov, del 1953, cinese con cittadinanza ucraina
Tetiana Beskorovainova, del 1954, moldava con cittadinanza ucraina
Gualter Augusto Carvalhido Maio, del 1965, portoghese
Charlotte Nima Frommerherz, del 2022, tedesca
Siddharta Jonathan Grasse, del 1995, tedesco
Vasyl Lomakin, del 1953, ucraino
Daria Lomakina, del 2013, ucraina
Anastasiia Morozova, del 2011, ucraina
Yuliia Niemova, del 1993, ucraina
Aurora Maria Ogrezeanu, del 2015, romena
Georgiana Elena Ogrezeanu, del 2010, romena
Mihaela Loredana Ogrezeanu, del 1981, romena
Mircea Gabriel Ogrezeanu, del 1978, romeno
Iryna Pashchenko, del 1993, ucraina
Liubov Shyshkarova, del 1993, ucraino
Dmytro Sierov, del 1990, ucraino

 

 

Dei 15 feriti (12 adulti e 3 minori) sopravvissuti al tragico incidente, 11 sono ricoverati in reparti di terapia intensiva. Nell’ospedale di Mestre sono ricoverati tre pazienti ucraini, un tedesco e una persona in corso di identificazione. Nell’ospedale di Dolo un ferito francese e in quello di Mirano un paziente di nazionalità croata. All’ospedale di Treviso due minori austriaci, uno spagnolo, un uomo austriaco e un’ucraina. E nell’ospedale di Padova sono ricoverati una donna spagnola, un’ucraina e una donna in corso di identificazione. “I feriti sono sotto choc, confusi ed agitati” ha detto Rita Lorio, psicologa esperta nella gestione delle emergenze che da ieri sera sta coordinando il team di esperti messo in campo dall’ospedale di Mestre per assistere i superstiti.

Assistenza ai parenti di vittime e feriti

La prefettura di Venezia, assieme alla Protezione civile cittadina, ha attivato una mail e un numero di telefono a supporto dei familiari delle persone coinvolte nell’incidente di martedì sera a Mestre. Eventuali richieste di sistemazioni di persone provenienti da fuori Veneto potranno essere inoltrate alla mail prisemergenza@comune.venezia.it o al numero 0412747070. Intanto prosegue il lavoro per completare l’identificazione delle vittime e dei feriti, con aggiornamenti inviati alla Sala situazioni del dipartimento nazionale della Protezione civile. La prefettura è in contatto con i Consolati per gli aggiornamenti sui cittadini esteri. Intanto, con ordinanza del sindaco Luigi Brugnaro, il Comune di Venezia osserverà fino a venerdì 6 ottobre il lutto cittadino per il tragico incidente.

 

La famiglia dell’autista chiusa nel silenzio

Si sono chiusi in casa, e hanno abbassato tutte le tapparelle di casa, i genitori di Alberto Rizzotto, l’autista quarantenne del bus de La Linea, morto nell’incidente di ieri a Mestre. La famiglia risiede a Tezze sul Piave (Treviso) ma è originaria di Conegliano (Treviso). Il padre è un generale dell’aeronautica, la madre maestra elementare e catechista, il fratello è dipendente di un’azienda manifatturiera locale. 

Il primo soccorso

Il procuratore di Venezia Bruno Cherchi ha detto che “il primo a dare i soccorsi è stato l’autista di un altro bus, affiancato ma non toccato dall’autobus precipitato”. “Nel dare l’allarme – ha sottolineato – ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato (dall’alto del cavalcavia l’ha passato a dei soccorrittori alla base del viadotto, per usarlo contro le fiamme, ndr), che sprigionava fiamme”. Proprio le testimonianze escludono che il bus precipitato andasse veloce. “I testimoni – ha aggiunto il procuratore – hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità. Comunque ci arriveranno i dati a certificare anche questo”.

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