Saranno 87 i paesi presenti domattina (nella notte di oggi in Italia) al Parco della Pace per le commemorazioni del 73mo anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima, il primo della storia. Il sindaco della città martire, Kazumi Matsui, nella sua “dichiarazione di pace” ammonirà contro il rischio di una nuova guerra fredda.
Era il 6 agosto del 1945, alle 8.15 del mattino, quando il bombardiere statunitense Enola Gay sganciò su Hiroshima la prima bomba atomica della storia. La seconda fu lanciata contro Nagasaki tre giorni dopo. I due ordigni fecero un numero di vittime mai accertato, ma che pare essere superiore a 200mila, oltre a produrre danni fisici e psicologici per tutta la vita ai sopravvissuti, i cosiddetti “hibakusha”.
I bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki furono i due atti finali della seconda guerra mondiale. Dopo di essi, il Giappone capitolò senza condizioni agli Stati uniti. Ma gli storici sono ancora divisi sul fatto che effettivamente siano stati necessari per porre termine alla guerra.
Dopo i bombardamenti, Hiroshima e Nagasaki sono diventati città capofila nella lotta contro l’armamento e la proliferazione nucleare nel mondo. E i discorsi dei sindaci delle città, in occasione delle commemorazioni, includono sempre una richiesta di pace. In un contesto internazionale nel quale la proliferazione nucleare è uno dei primi temi in agenda, a partire dal caso della Corea del Nord e dell’Iran, Matsui intende lanciare un appello per evitare che le tensioni della Guerra fredda si ripropongano.
Annunciando i temi del suo discorso, Matsui ha detto giorni fa che intende esprimere la speranza che vi sia un alleggerimento delle tensioni dopo che la Corea del Nord, nello storico summit di Singapore tra il presidente Usa Donald Trump e il leader di Pyongyang Kim Jong Un di giugno, ha accettato la logica della “denuclearizzazione”.
Nella dichiarazione, inoltre, il sindaco chiederà anche al governo giapponese di avere un ruolo nella comunità internazionale per l’abolizione delle armi nucleari nel mondo. Ad ascoltare il suo discorso ci sarà il primo ministro Shinzo Abe, il quale è il fautore di una politica che prevede una maggiore capacità operativa per le forze armate giapponesi e per questo è visto da molti come nazionalista.
Abe sarà presente anche il 9 agosto a Nagasaki, per l’analoga commemorazione nella città del Kyushu, dove quest’anno troverà anche Antonio Guterres per la prima presenza di un segretaio generale Onu a una di queste commemorazioni. Oltre ad Abe, saranno 87 i paesi che invieranno loro rappresentanti. Ci sarà anche quello dell’Unione europea. Tra le potenze nucleari, presenzieranno Gran Bretagna, Francia e Russia, mentre non ha accettato l’invito (che era stato inviato a 157 paesi) la Cina.
Ci saranno invece Pakistan e Israele, che sono potenze nucleari de facto, mentre Myanmar e Turchia saranno presenti per la prima volta. Per quanto riguarda gli Stati uniti, al momento in cui scriviamo non è chiaro se vi saranno. La precedente amministrazione americana fece passi storici verso Hiroshima, che culminarono nella storica visita del presidente Barack Obama alla città martire, dove tenne un commovente discorso.
I sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki hanno fatto nei decenni un grande lavoro per mantenere accesa la fiamma del ricordo. Ma ormai molti di loro sono morti e l’età media di quelli ancora vivi è di 82 anni. Così a Hiroshima 117 persone hanno completato un corso di tre anni per poter spiegare quanto accaduto 73 anni fa. Altre centinaia di volontari stanno svolgendo percorsi simili per poter prendere il testimone di un’eredità dolorosa da trasmettere alle nuove generazioni e a tutto il mondo. askanews