Dopo che Giuseppe Conte ha riconosciuto che sul Recovery Plan e la struttura di governance c’è stato “un deficit di coinvolgimento” e dopo gli incontri a Palazzo Chigi con i partiti di maggioranza dove sono stati fatti “passi avanti”, i toni del leader di Italia Viva Matteo Renzi appaiono più pacati. A L’Aria che tira il senatore fiorentino ed ex premier ha affermato: “Ci avevano detto che eravamo dei polemici, che volevamo fare delle critiche assurde in una lettera che proprio Repubblica aveva pubblicato, avevo fatto l’elenco dei problemi concreti, di merito, ora ci danno ragione, sono contento di questo. La grande discussione sul Recovery Plan è una discussione importante: quanti denari mettiamo sulla sanità, quanto spendiamo per il turismo, non c’è una lira sul turismo in questo Recovery Plan siamo pazzi!”.
E se i prossimi incontri sul Recovery Plan si terranno dalla settimana prossima al Mef (ministero dell’Economia e delle Finanze), sul Fatto, il ministro degli Esteri ed ex capo politico 5S Luigi Di Maio, che nelle scorse settimane, in caso di rimpasto, veniva indicato come possibile nuovo premier, ha difeso il governo, perché “se cade Conte non ci sono altre maggioranze”, ha sottolineato, auspicando che sul Recovery i ministeri vengano coinvolti direttamente. Per la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Maria Stella Gelmini, il dibattito interno al governo e alla maggioranza “è surreale”, ha detto a Tg2 Post, nel mezzo della grave crisi sanitaria ed economica, a Palazzo Chigi parlano di “verifica”, “rimpasto”, di “Conte ter”. Intanto il governo ha incassato la fiducia alla Camera – con 314 sì, 230 no e 2 astenuti, sulla manovra di bilancio da circa 40 miliardi di euro. Il voto finale sul provvedimento è previsto dopo Natale, domenica 27 dicembre. La legge di bilancio passerà poi al Senato per un esame lampo che consenta nei tempi più brevi possibili il via libera definitivo.