Tregua in Ucraina da domenica, sull’Est “un raggio di speranza”

Tregua in Ucraina da domenica, sull’Est “un raggio di speranza”
12 febbraio 2015

“Un raggio di speranza in più” dall’intesa per una tregua a partire da domenica in Ucraina. Lo ha detto Angela Merkel al termine del summit Russia-Ucraina-Germania-Francia di Minsk. Volti segnati e nessun pezzo di carta definitivo firmato dai leader, se non una dichiarazione di sostegno alle parti in conflitto perchè proseguano sulla strada dei negoziati, con Francoise Hollande e la Merkel diretti a Bruxelles per chiedere un più ampio sostegno della Ue. Ma qualche speranza in più, appunto, dopo una notte sfiancante c’è. “Non ci facciamo illusioni”, ha detto Merkel. “Un sacco di lavoro deve ancora essere fatto. Ma c’è una reale possibilità di migliorare la situazione”, ha aggiunto sottolinendo poi che comunque c’è accordo sul cessate il fuoco dal 15 febbraio. Dall’Italia, il premier Matteo Renzi ha commentato: “Io credo che sia un passo in avanti, purtroppo da molto tempo ormai ci sono forti incomprensioni tra la comunità internazionale e la Russia. Oggi si è fatto un passo in avanti importante, bene il tentativo di Merkel e Hollande. Adesso si tratta di ratificarlo”, ha detto il presidente del Consiglio all’uscita dal prevertice dei socialisti europei, a Bruxelles, in vista del Consiglio europeo che si terrà nel pomeriggio.

NODI DA SCIOGLIERE I punti delicati, in base alle dichiarazioni di Vladimir Putin al termine della sfibrante sessione di negoziati a Minsk di oltre 15 ore, sarebbero tre. In primis la situazione a Debaltsevo, città situata in una tasca del controllo ucraino, che è caduta sotto i bombardamenti dei separatisti come parte di un’offensiva su più fronti, anche volta a catturare territorio intorno all’aeroporto di Donetsk e alla città portuale di Mariupol, possibile passaggio di terra verso la Crimea annessa. I separatisti hanno chiesto un ritiro delle truppe di Kiev da Debaltsevo, ma Petro Poroshenko non vuole neppure sentirne parlare. Le difficoltà, secondo Putin sono derivare poi dal fatto che il capo di stato ucraino non intendeva parlare direttamente con i rappresentanti dei ribelli filorussi. Inoltre un altro problema è lo status del Donbas e in particolare delle due repubbliche ribelli autoproclamate, Lugansk e Donetsk. Kiev ha letteralmente respinto la proposta russa in merito. Il gruppo dei 4 leader ha avuto notevoli difficoltà nel mantenere la serenità nei negoziati. Per ben due volte Poroshenko ha abbandonato la sala dedicata al Palazzo dell’Indipendenza di Minsk per poi rientrare. La seconda volta ha sbottato: “le condizioni dei russi sono inaccettabili”. Un dato di fatto è però, che per quanto la missione di un accordo fosse davvero impossibile, il lavoro parallelo a Merkel-Hollande-Putin-Poroshenko del gruppo di contatto ha perlomeno garantito un risultato minimo. Nel documento siglato dalle parti del gruppo di contatto è previsto il ritiro delle armi pesanti nel Donbass, che deve iniziare entro e non oltre il secondo giorno dopo il cessate il fuoco ed entro 14 giorni, dice il documento. Il documento prevede per il ritiro eguale da entrambi i lati delle armi pesanti su una pari distanza, al fine di creare una zona di sicurezza. Secondo Hollande, “questo testo che è stato firmato dal gruppo di contatto… copre tutti i problemi: decentramento, controllo delle frontiere (con la Russia) e ritiro delle armi pesanti”.

RILASCIO SAVCHENKO A sua volta, il leader ucraino Petro Poroshenko ha enumerato i principali ambiti in cui le parti erano in grado di raggiungere un compromesso. Ha anche detto ai giornalisti che durante la riunione aveva sollevato la questione del rilascio di Nadezhda Savchenko, la pilota ucraina in carcere in Russia, accusata di complicità nell’assassionio di due giornalisti russi durante i bombardamenti nel Donbas. Poroshenko ha detto di essere stato informato che il rilascio “dovrebbe essere nel prossimo futuro” Per parte sua, Hollande ha sottolineato l’accordo globale sul cessate il fuoco e una soluzione politica della crisi in Ucraina. E questa per lui è un sollievo per l’Europa e una speranza per l’Ucraina. Il leader francese ha anche ringraziato Putin per aver accolto la richiesta di fare pressioni sui separatisti, che a loro volta, entrando a far parte in causa, hanno gridato vittoria: la tregua delle ostilità in Ucraina raggiunta a Minsk dà “speranza per una soluzione pacifica” del conflitto durato 10 mesi, ha detto il leader separatista filorusso Alexander Zakharchenko. Putin ha annotato che durante i colloqui è stato raggiunto il consenso per portare esperti militari nell’Est Ucraina per valutare la situazione nella zona di conflitto. “Abbiamo concordato con il presidente Poroshenko, di dare ordine – e io sono pronto a fare la mia parte – ai nostri esperti militari per determinare che cosa sta realmente accadendo ora nella realtà” e “la verifica” dovrà essere “in conformità di entrambi i lati”. Una soluzione politica duratura nel Donbass implica, in particolare, la riforma costituzionale che tenga conto dei diritti legittimi dei popoli della regione, ha detto Putin, commentando l’accordo. “Qui ci sono alcuni elementi: il primo è la riforma costituzionale, che dovrebbe prendere in considerazione i diritti legittimi delle persone che vivono nel territorio della regione di Donetsk” ha detto il presidente russo, elencando poi le questioni di confine; questioni umanitarie, implementazione-introduzione sullo status speciale di Donetsk e Lugansk. Ma appunto su tali questioni la strada è ancora lunga., ma per dirla con Merkel, da oggi c’è “un raggio di speranza” in più.

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