Pace fatta tra Lega e M5s. Dopo una mattinata in cui i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno continuato a punzecchiarsi a distanza, un vertice a tre con il premier Giuseppe Conte e il successivo Consiglio dei ministri (durato quasi tre ore, più del solito) hanno portato all’accordo sul decreto fiscale. “Abbiamo approvato il decreto fiscale nella sua stesura definitiva, abbiamo raggiunto un pieno accordo”, ha detto Conte in conferenza stampa con Salvini e Di Maio, mostrando una concordia che non cancella però l’alta tensione degli ultimi due giorni, e che dovrà essere confermata nelle prossime settimane, sia sul dl fiscale che su altre partite, a cominciare dal dl sicurezza. Anche su questo i tre si sono confrontati nel corso del vertice, con Salvini che ha chiesto garanzie dopo che il M5s ha presentato 81 emendamenti che annacquerebbero il testo.[irp]
“Troveremo la soluzione, negli ultimi giorni è stato un po difficile parlarci, ma nei prossimi giorni troveremo l’accordo”, ha assicurato Di Maio. Intanto sul dl fiscale l’intesa di oggi ha portato allo stop delle cause di non punibilità sulla dichiarazione integrativa che conteneva uno scudo in caso di riciclaggio e autoriciclaggio, totalmente indigesto per i grillini. “A scanso di equivoci poteva prestarsi l’inserimento di qualche causa di non punibilità che, pur contenuta – ha tenuto a sottolineare Conte – avrebbe da un lato consentito di stimolare alla dichiarazione integrativa i contribuenti interessati ma dall’altra avrebbe dato un segnale di fraintendimento”, quindi il decreto nella sua formulazione attuale “non contiene alcuna causa di non punibilità”. Via dal testo poi, sempre “a scanso di equivoci”, l’estensione della possibilità di effettuare una dichiarazione integrativa sulle imposte per gli immobili all’estero e sull’imposta sul valore delle attività finanziarie all’estero che avrebbe finito per configurare una mini-voluntary.
“Non ci interessa offrire alcuna sorta di scudi per capitali che si sono generati all’estero”, ha assicurato. Resta confermata invece la restante parte dell’articolo 9 con la possibilità di effettuare una dichiarazione integrativa “speciale” che consente ai contribuenti di correggere “errori o omissioni ed integrare” le dichiarazioni presentate entro il 31 ottobre 2017. Conte ha confermato che “riguarderà il 30% in più di quanto dichiarato con un tetto massimo di 100mila euro per ciascun anno di imposta”. Ma sull’altare della pace tra Lega e M5S sono state sacrificate, almeno per il momento, le misure per venire incontro a chi versa in situazione di oggettiva e comprovata situazione di difficoltà economica e che non è stato in grado di poter chiudere il proprio conto con lo Stato. Se ne riparlerà durante l’iter in Parlamento, ha assicurato il premier.[irp]
La nuova formulazione dell’articolo 9 introduce una “modesta definizione agevolata, è tecnicamente un ravvedimento operoso delle dichiarazioni tardive” e “probabilmente non consente la piena attuazione di tutte le previsioni del contratto di governo e allora c’è un accordo politico per cui in sede di conversione di questo decreto legge noi troveremo una formulazione tecnica adeguata per offrire una definizione agevolata a tutti i contribuenti che versano in situazioni di oggettiva difficoltà economica” perché “per noi la coerenza con le premesse adottate è importantissima”, ha puntualizzato. Fonti di governo segnalano che “orientativamente” il dl fiscale “dovrebbe essere bollinato lunedì ed essere pubblicato martedì in Gazzetta ufficiale”. Si chiude così una settimana di difficoltà per l’esecutivo, ma Conte avrà ben poco tempo per riposarsi. Lunedì a mezzogiorno scade il termine per rispondere alla lettera di rilievi sulla manovra che la Commissione Ue ha inviato al governo. Il premier ha assicurato che da parte dell’Ue c’è una “disponibilità al dialogo” e che l’Italia si siederà al tavolo in modo “leale” per spiegare i contenuti del provvedimento.
Per quanto riguarda il rapporto deficit/pil, ha ribadito il premier, “rispetto al trend abbiamo già una revisione con una situazione di 1,2 dallo 0,8% a cui, se aggiungiamo le clausole di salvaguardia, arriviamo intorno al 2. Come vedete arriviamo al 2,4%. La situazione oggettiva che ereditiamo è questa, altrimenti sembra che siamo balzati a 2,4% con una manovra avventata. La verità è che puntiamo sugli investimenti che sono supportati da riforme strutturali che consentiranno di raggiungere l’obiettivo di crescita”. Proprio gli investimenti, per Conte, saranno la chiave per far salire il Pil e per dimostrare all’Ue che le previsioni del governo “non sono gonfiate”. Se il presidente del Consiglio (che nelle prossime settimane vedrà il presidente della Commissione Jean Claude Juncker) riuscirà nella sua missione è tutto da vedere. askanews