Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria,è apparso piuttosto cauto, oggi a Lussemburgo, sulla possibilità evocata ieri dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, di varare il reddito di cittadinanza già entro la fine del 2018. “Io penso – ha spiegato parlando alla conferenza stampa al termine del suo primo Consiglio Ecofin oggi e dopo l’Eurogruppo di ieri a Lussemburgo – che bisogna iniziare subito anche per dare certezza ai mercati, e non posporre i provvedimenti perché altrimenti resta l’incertezza”.
Ma, ha aggiunto, “non so a cosa si riferisse ieri Di Maio perché nelle mie discussioni con lui non si è mai entrati in questi dettagli e mai è stata espressa quest’idea, quindi non posso esprimermi né a favore né contro”. Comunque, ha avvertito Tria, “per il 2018 essenzialmente ormai i giochi sono quasi fatti, e quindi noi ci muoveremo soprattutto, e dobbiamo farlo in modo molto rapido, con interventi di riforme strutturali che non hanno costi, ma sono importantissime, per esempio per far decollare gli investimenti pubblici”. Insomma, per quest’anno “il profilo di finanza pubblica, cioè gli aggregati di finanza pubblica, verranno mantenuti. Non c’è nessuna discussione”.
“L’operazione che dobbiamo fare – ha poi detto Tria rispondendo a una precisa domanda sulla questione del finanziamento e dei tempi di attuazione del reddito di cittadinanza e della revisione della riforma Fornero – è una riallocazione delle risorse in uscita e anche una diversa composizione delle fonti di entrata”, e questa riallocazione deve essere fatta “non solo fra spesa capitale e spesa corrente, ma anche all’interno della spesa corrente. E’ un esercizio – ha annunciato – che sarà iniziato nelle prossime settimane e quindi non in grado ancora di dare risposta in termini quantitativi” alla domanda.
“Dico soltanto che l’esercizio che verrà fatto è proprio questo, e credo che in generale l’articolazione, il timinig delle proposte contenute nel programma di governo verrà studiato in questo modo”. “L’idea – ha sottolineato – è mantenere i conti e agire attraverso ricomposizione di entrate e uscite. Quello che verrà fuori non sono in grado di dirlo, ma è chiaro che questo influenzerà il modo in cui poi potranno essere disegnati i provvedimenti, non solo nella loro articolazione, ma anche nel tempo, cioè nella legislatura”.
Il ministro dell’Economia ha comunque sottolineato di vedere il reddito di cittadinanza non tanto come una misura assistenziale, ma come uno strumento di modernizzazione dell’economia italiana. “E’ una misura intanto importante perché serve a dare stabilità sociale, ma non viene visto come un provvedimento di assistenza: io lo vedo come un provvedimento che consente, con stabilità sociale, di andare in modo un po’ più deciso verso riconversioni, ristrutturazioni, innovazione tecnologica: tutto il modo di produrre nel mondo sta cambiando e l’Italia deve seguire la rivoluzione tecnologica e scientifica”.
“Questo – ha continuato Tria – pone dei problemi di transizione. Ricordo che Schumpeter parlava della distruzione creatrice. Il problema per la politica è capire quando si distrugge e quando si crea, dove si distrugge e dove si crea. Quindi, per non mettere un freno alla positiva distruzione creatrice, bisogna avere delle forme di ammortizzazione, e questo è sempre stato il ruolo del welfare state”.
“Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, è chiaro – ha spiegato ancora il ministro – che per il 2018 bisogna vedere quali sono i provvedimenti che verranno proposti dal ministro competente, come verranno articolati e come verranno soprattutto distribuiti nel tempo. Uno può già decidere delle misure oggi, ma quando entreranno in vigore saremo nel bilancio 2019. Dal mio punto di vista – ha osservato -, bisogna vedere qual è l’effetto di spesa, o di maggiori entrate, speriamo, quando questo effetto si realizzerà. Possiamo fare una riforma fiscale, ma l’impatto è dopo oltre un anno, quando ci saranno i saldi delle dichiarazioni dei redditi. Non è che oggi si decide una cosa e c’è l’impatto di spesa o di entrata immediato. E’ chiaro – ha concluso Tria – che si rivendicano giustamente gli obiettivi del governo, ma non è che c’è un diretto impatto sui flussi di entrata o di uscita, e quindi sui saldi di bilancio”. askanews