Claudio Marangoni, il presidente della sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Milano che ha fissato per il prossimo 27 novembre l’udienza sul ricorso cautelare dei commissari ex Ilva, ha invitato ArcelorMittal “a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operativita’ e funzionalita’ degli impianti” dello stabilimento siderurgico. “Nel procedimento cautelare promosso da Ilva in amministrazione straordinaria e altri nei confronti di Arcelor Mittal e altri – recita il testo del comunicato diffuso dal Tribunale di Milano – il presidente designato Claudio Marangoni ha disposto la convocazione delle parti per l’udienza del 27 novembre 2019, fissando termini intermedi per consentire il deposito di memorie e il contraddittorio delle difese, invitando “le parti resistenti – tenuto conto della non adizione di provvedimenti inaudita altera parte, in un quadro di leale collaborazione con l’autorita’ giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti – a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operativita’ e funzionalita’ degli impianti, eventualmente differendo lo sviluppo delle operazioni gia’ autonomamente prefigurate per il limitato tempo necessario allo sviluppo del procedimento”.
Nel decreto con cui fissa la prima udienza della causa ex Ilva- Arcelor Mittal, il giudice milanese Claudio Marangoni scrive anche che vista la “complessita’ obbiettiva del contenzioso” occorre “l’instaurazione di un preventivo accordo tra le parti”. Per questo, spiega, non ci sono i presupposti per un’udienza inaudita altera parte, cioe’ senza ascoltare le parti in causa. In attesa del confronto tra i legali delle due contendenti, il giudice li invita a non compiere atti “pregiudizievoli per la piena operativita’ e funzionalita’ degli impianti”.
Nel ricorso cautelare d’urgenza dei commissari dell’ex Ilva, si legge che l’iniziativa di ArcelorMittal di sciogliere il contratto di affitto dell’ex Ilva “nulla c’entra con le giustificazioni avanzate che non pervengono neppure ad un livello di dignitosa sostenibilita’: essa e’ invece semplicemente strumentale alla dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce un riassetto” dell’obbligo contrattuale “precedentemente negoziato (…) che il gruppo (…) evidentemente non ritiene piu’ rispondente ai propri interessi”.