Tribunale riconosce la protezione internazionale a donna transgender

Tribunale riconosce la protezione internazionale a donna transgender
31 dicembre 2023

Una storia di coraggio e resilienza ha trovato una svolta positiva nella lotta per la protezione internazionale. Adriana, una donna transgender brasiliana di 50 anni, ha finalmente ottenuto lo status che le era stato negato dalla questura di Bergamo, ribaltando una decisione precedente che aveva segnato la sua vita. La sua storia è segnata da una fuga disperata dal Brasile, dove la sua famiglia, incapace di accettare la sua transizione da Marcos a donna, aveva minacciato la sua vita. Il tribunale di Brescia ha riconosciuto il pericolo reale che Adriana corre in caso di rimpatrio, considerando il Brasile come il Paese con il più alto numero di persone transgender uccise annualmente, mantenendo questo triste primato per oltre tredici anni.

Adriana ha attraversato momenti di difficoltà e sfide, iniziando a lavorare come prostituta a soli 13 anni sia in Brasile che in Italia, affrontando un passato segnato da condanne per reati quali rapina e danneggiamento, pur avendo successivamente ricostruito la sua vita. Dopo essere stata scarcerata nel 2015, ha cercato di cambiare, avviando una nuova vita come badante e unendosi civilmente con un uomo residente nella provincia di Bergamo. La commissione per la protezione internazionale e la questura di Bergamo, tuttavia, hanno negato il suo status legale, basandosi sui suoi precedenti penali. Nonostante le criticità del suo passato, il tribunale ha ritenuto che Adriana, non avendo commesso ulteriori reati dopo il 2012 e avendo dimostrato una regolare attività lavorativa, meriti di ottenere la protezione internazionale.

L’avvocato Stefano Afrune, che ha assistito Adriana nel suo percorso legale, ha sottolineato l’importanza del ruolo del giudice come garante dei diritti individuali nel sistema giudiziario italiano. Il percorso di Adriana è stato lungo e segnato da ostacoli, ma la decisione del Tribunale di Brescia rappresenta una vittoria significativa non solo per lei, ma anche come riconoscimento della tutela dei diritti fondamentali nel contesto migratorio italiano.

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