Il Tribunale di primo grado della Corte europea di giustizia ha emesso, oggi a Lussemburgo, due clamorose sentenze contro l’ok della Commissione europea agli aiuti di Stato concessi nel 2020 dal Portogallo e dall’Olanda alle rispettive compagnie aeree, Tap e Klm, accogliendo i ricorsi presentati dalla compagnia concorrente low-cost Ryanair. Di riflesso, la doppia sentenza favorevole a Ryanair potrebbe avere l’effetto di irrigidire ancora di più le posizioni della Commissione nell’interminabile indagine in corso sui prestiti ponte dello Stato ad Alitalia.
Il Tribunale europeo ha sostanzialmente accolto le argomentazioni di Ryanair contro le decisioni della Commissione; tuttavia, non ne ha tratto le estreme conseguenze. L’Antitrust Ue, più che essere “bocciato”, è stato “rimandato a settembre”, per restare nella metafora scolastica. I giudici comunitari hanno, sì, annullato il doppio via libera di Bruxelles alle misure per Tap e Klm, rispettivamente per 1,2 e 3,4 miliardi di euro, ma non ne hanno bloccato gli effetti (la continuazione delle erogazioni degli aiuti di Stato a beneficio delle imprese), in attesa che la Commissione ripresenti le proprie decisioni dopo averne corretto gli errori, ovvero le insufficienti motivazioni.
I due casi sono sostanzialmente diversi: per Klm gli aiuti (una garanzia di Stato per un prestito da parte di un consorzio privato e un prestito pubblico diretto, notificati nel giugno 2020) sono stati concessi nell’ambito del Quadro temporaneo Ue che favorisce le misure di compensazione dei danni economici provocati dall’epidemia di Covid-19; d’altra parte la misura per Tap (un prestito pubblico), sebbene notificata anch’essa nel giugno 2020, e dunque subito dopo la prima ondata della pandemia, non faceva appello al “Quadro temporaneo” ed era destinata invece a sostenere il salvataggio e la ristrutturazione della compagnia aerea, in crisi già prima del Covid-19.
Nel caso Klm, la Commissione ha dato il suo via libera senza considerare che la compagnia aerea olandese fa parte dello stesso gruppo di quella francese Air-France, a cui era stato già concesso un cospicuo aiuto di Stato (4 miliardi di euro), approvato solo un mese prima, a maggio, da Bruxelles. L’antitrust comunitario avrebbe dovuto prendere in considerazione i possibili effetti contestuali, sinergici e cumulativi, dei due aiuti approvati per lo stesso gruppo Klm-Air France. Nel caso portoghese, invece, la Commissione non ha verificato tre condizioni previste per il via libera all’aiuto di Stato: l’eventuale appartenenza della Tap a un gruppo; il carattere intrinseco delle difficoltà della compagnia aerea (ovvero il fatto che non risultino da una ripartizione arbitraria di costi e perdite fra le società del gruppo); e se la crisi dell’impresa sia troppo grave per essere risolta dal gruppo stesso.
In entrambi i casi, le lacune nelle motivazioni della Commissione non hanno consentito ai giudici del Tribunale di primo grado dell’Ue di valutare nel merito se le decisioni di concedere il via libera fossero corrette, e dunque è necessario che la Commissione riproponga le sue decisioni motivandole questa volta adeguatamente. Come un esame di riparazione a settembre, appunto. Da notare che a fine aprile Ryanair ha depositato un ricorso presso la Corte europea di giustizia anche contro l’approvazione, da parte della Commissione, di un finanziamento diretto da 200 milioni di euro da parte del governo italiano ad Alitalia, per compensarla dei danni subiti durante la pandemia. Le sentenze di oggi dimostrano che questi ricorsi sistematici della compagnia aerea low-cost irlandese non sono solo pro-forma, fatti in “automatico” e quasi per ripicca (come alcuni commenti da Bruxelles nelle scorse settimane sembravano voler indicare) ma sono ben fondati e possono portare a conseguenze serie.
Tuttavia, la bacchettata del Tribunale di primo grado contro la Commissione potrebbe finire col rafforzare paradossalmente proprio le argomentazioni della Commissione nell’altra vicenda, non ancora conclusa, dell’indagine sui prestiti-ponte dello Stato ricevuti da Alitalia prima della pandemia. E influenzare, in particolare, la discussione in corso fra Bruxelles e l’Italia sulla discontinuità economica della nuova Ita, che la Commissione esige rispetto alla vecchia compagnia di bandiera. Se questa discontinuità non sarà rigorosamente rispettata, si può immaginare che una eventuale (e sempre più improbabile) risposta accomodante della Commissione sarebbe immediatamente oggetto di ricorso da parte di Ryanair, che si è dimostrata così attenta e abile nell’analizzare le possibili lacune nelle motivazioni dell’Antitrust comunitario.