Trivelle, sono già 5 le Regioni che vogliono il referendum. La Sicilia ha detto no

POLITICA & PETROLIO Senatori dem: governo valuti lo stop. Legambiente: segnale chiaro. Il presidente dell’Ars: “E’ incomprensibile la scelta dell’Aula” di Maurizio Balistreri

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di Maurizio Balistreri

Nelle battaglia per fermare le trivelle in mare, le Regioni hanno segnato oggi un punto importante. Con la decisione assunta dal Consiglio regionale della Sardegna sono state infatti raggiunte le condizioni minime previste dall`articolo 75 della Costituzione per poter proporre un referendum abrogativo: cinque Regioni o la sottoscrizione di 500 mila elettori. Dopo la Basilicata, che è stata la prima, le Marche, il Molise e la Puglia, oggi la Sardegna ha approvato la richiesta dei sei quesiti referendari per l`abrogazione di alcune parti dell`art. 38 della legge 133/2014 (sblocca Italia) e di alcune norme ad esso correlate, e dell`art. 35 della legge 134/2012 (decreto sviluppo). Prima del 30 settembre, data entro la quale i quesiti dovranno essere depositati presso gli uffici della Corte di Cassazione, si riuniranno anche i Consigli regionali di Abruzzo, Veneto, Campania, Calabria, Liguria ed Umbria. Nel pomeriggio è, intanto, arrivato il “no” dell’Assemblea regionale siciliana che sul provvedimento non ha raggiunto il quorum. Un punto sarà comunque fatto domani a Campobasso dove è in programma l’assemblea plenaria della Conferenza dei Consigli regionali.

Il presidente dell’assemblea della Basilicata, Piero Lacorazza, ha spiegato che “l`imminente pronunciamento di altre Regioni carica ancor più di significato la scelta del referendum, che al di là dei tecnicismi serve a riaffermare con chiarezza che la leale collaborazione fra lo Stato e le Regioni, gli enti locali e i territori, si alimenta se questi ultimi non vengono esclusi dalle decisioni che li riguardano”. Un concetto condiviso anche dal presidente dell’assemblea sarda, Gianfranco Ganau, che ha sottolineato che “l`obiettivo è quello di riaprire un confronto e una trattativa con lo Stato per una rivisitazione di alcune delle norme contenute nello “Sblocca Italia” e nel “Decreto Sviluppo” che di fatto andrebbero ad accentrare a livello statale scelte e decisioni che sono proprie delle comunità regionali, esercitando sino in fondo il ruolo istituzionale delle assemblee legislative”. Un invito al Governo affinché venga valutato lo stop alle trivelle è arrivato dai senatori dem. “Fermare le trivellazioni nei nostri mari – hanno chiarito i senatori Massimo Caleo e Laura Puppato, rispettivamente capigruppo del Pd nelle Commissioni Ambiente ed Ecomafie e Stefano Vaccari, segretario della Commissione Ambiente – è una decisione lungimirante dal punto di vista ecologico, economico e sociale. Tutelare le nostre coste e i nostri mari è più conveniente, il prezzo del petrolio è in caduta libera, i nuovi impegni contro i cambiamenti climatici ci spingeranno sempre più verso le energie alternative, 5 consigli regionali si sono espressi contro. Crediamo che i tempi siano maturi perché il governo scelga lo stop”.

Ovviamente soddisfatta Legambiente. “Finalmente arriva dalle regioni una posizione chiara e a favore dei territori. Il via libera del consiglio regionale della Sardegna sulla proposta di un referendum abrogativo anti-trivelle, che si va ad aggiungere a quello già espresso dalla Basilicata, dalle Marche, dalla Puglia e dal Molise nei giorni scorsi, è un`ottima e importante notizia – ha commentato il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – In questo modo si raggiungono, infatti, le condizioni minime, ovvero cinque consigli regionali, previste dall’articolo 75 della Costituzione per poter presentare dinnanzi alla Corte di Cassazione la richiesta di un referendum abrogativo per gli articoli dello ‘Sblocca Italia’ che autorizzano nuove trivellazioni. Ma soprattutto con il voto favorevole dei cinque consigli regionali si lancia un segnale politico chiaro, visto che fino ad ora il Governo non ha mai accolto le istanze del territorio di fermare le estrazioni petrolifere in mare e a terra”.

Il parlamento siciliano ha detto no al referendum abrogativo delle norme nazionali che regolano le autorizzazioni per l’estrazione di idrocarburi. Il Parlamento siciliano non ha raggiunto il quorum di 46 voti favorevoli, cioe’ la maggioranza piu’ uno dei parlamentari, necessari a dare il via libera al referendum contro le trivellazioni.  “E’ incomprensibile la scelta dell’Assemblea regionale siciliana di non accogliere la proposta di referendum abrogativo degli articoli 38 e 35 dei cosiddetti decreti ‘Sblocca Italia’ e ‘Sviluppo’, cosi’ come avanzato dalla Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali – commenta il presidente del parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone -. Quelle norme, infatti, rappresentano un attacco sostanziale alle nostre prerogative statutarie. Credo francamente, quindi, che il voto di oggi andrebbe decriptato nella sua interezza per capirne di piu’. Meno male che altri consigli regionali (Basilicata, Marche, Molise, Puglia e Sardegna) si sono gia’ pronunciati, in questi giorni, a favore del referendum, per cui l’iter non si fermera’”.