“Per molte persone che vivono qui a Detroit, il sogno americano è svanito. Questa città è la dimostrazione del fallimento dei piani economici dell’attuale amministrazione. Quando l’America era governata da noi, Detroit ha vissuto un boom economico”. Hillary Clinton “è la candidata del passato. La nostra è la campagna del futuro” ha assicurato. “L’aspetto comune di ogni idea di Clinton è che vi punisce perché lavorate e fate affari negli Stati Uniti. Ogni politica” che ha appoggiato “ha avvantaggiato” i Paesi stranieri come la Cina. Poi, dopo essere stato interrotto per la sesta volta, ha annunciato che “faremo di nuovo crescere l’America” e che “forniremo maggiori dettagli su questo piano nei prossimi giorni”. Poi, Trump ha annunciato una novità rispetto al passato: la sua intenzione è quella di aumentare, rispetto al suo piano iniziale, l’aliquota sul reddito più alta dal 25 al 33 per cento; Trump, inizialmente, aveva previsto quattro scaglioni: 0, 10, 20 e 25 per cento; saranno invece 12, 25 e 33 per cento, in linea con la proposta dei repubblicani alla Camera.
“Quello che è successo nel nord dello Stato di New York è un disastro” ha poi detto, facendo riferimento a un articolo del Washington Post che accusa l’allora senatrice Hillary Clinton di aver promesso 200.000 posti di lavoro, di cui però non c’è traccia. Poi, è tornato a parlare delle sue proposte. “Con il mio piano, nessuna azienda americana pagherà più del 15% di tasse. In altre parole, ridurremo le vostre imposte dal 35 al 15 per cento”. Ora, ha detto Trump, “puniamo le aziende (con alte imposte, ndr) perché producono in America, ma lasciamo che importino senza costi”. Poi, uno sguardo alle famiglie americane, che “guadagnano oltre 4.000 dollari in meno rispetto a 16 anni fa. Il 31% della paga dei lavoratori, in media, finisce in tasse, a cui si aggiunge il 10% in tasse statali e locali”. “Riporteremo miliardi di dollari parcheggiati all’estero” ha aggiunto, con un’aliquota del 10% sui capitali di ritorno e ha assicurato che la sua sarà, appunto, “la più grande rivoluzione fiscale” dai tempi di Reagan.