Trump attacca Zelensky: “Dittatore senza elezioni”. E Kiev risponde con durezza. Le ripercussioni sulla guerra
Da Riad segnali di svolta: il capo della Casa Bianca e Putin sempre più vicini. Ucraina verso il margine?
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Volodymyr Zelensky e Ronald Trump
Il summit di Riad potrebbe rappresentare una svolta decisiva nello scacchiere geopolitico internazionale. L’incontro ha messo in evidenza un riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia, aprendo la strada a un possibile faccia a faccia tra Donald Trump e Vladimir Putin, con l’obiettivo di porre fine al conflitto in Ucraina. Ma se da un lato si intravede uno spiraglio di dialogo tra le due superpotenze, dall’altro i duri attacchi di Trump a Volodymyr Zelensky segnano un raffreddamento nei rapporti tra Washington e Kiev. Un quadro che potrebbe relegare l’Ucraina a un ruolo sempre più marginale nei futuri negoziati.
Trump al vetriolo contro Zelensky: “Dittatore senza elezioni”
A Riad, il presidente statunitense non ha usato mezzi termini per criticare il leader ucraino. Donald Trump ha accusato Zelensky di essere un “dittatore senza elezioni” con un consenso “in caduta libera”, citando un presunto calo al 4% di gradimento. Non solo: Trump ha definito Zelensky un “comico di modesto successo” che avrebbe convinto gli Stati Uniti a spendere 350 miliardi di dollari in una guerra “che non poteva essere vinta e che non avrebbe mai dovuto iniziare”.
Il messaggio è chiaro: per Trump, l’Ucraina non è solo responsabile dell’aver intrapreso un conflitto evitabile, ma rappresenta un peso per gli Stati Uniti, che avrebbero sostenuto Kiev più di quanto abbia fatto l’Europa. Trump ha rincarato la dose anche nei confronti degli alleati europei, accusandoli di non aver saputo gestire la crisi: “Mentre noi abbiamo speso 200 miliardi di dollari in più rispetto all’Europa, loro non hanno portato la pace, e Zelensky vuole mantenere in funzione il ‘treno della cuccagna’”. Un attacco che suona come un monito per il futuro della politica estera americana e per il ruolo che Washington intende giocare nei negoziati di pace.
La risposta di Zelensky: “Trump vittima di disinformazione russa”
Non si è fatta attendere la replica di Volodymyr Zelensky, che da Kiev ha risposto con fermezza alle accuse del leader statunitense. Per il presidente ucraino, Trump “vive in una bolla di disinformazione, che arriva dalla Russia”. Zelensky ha ribadito con forza che le responsabilità del conflitto sono interamente della Russia e ha lanciato un avvertimento ai negoziatori: “Non firmeremo nulla solo per ricevere applausi”.
Il leader ucraino ha insistito sulla necessità di garanzie di sicurezza per il suo Paese e ha ricordato che l’Ucraina non può essere esclusa dai colloqui: “Mosca e Washington non possono discutere di pace senza di noi”. Quanto alle critiche sulla popolarità in patria, Zelensky ha smontato le accuse citando un sondaggio dell’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev, secondo cui gode ancora del 57% di gradimento. “Non firmare accordi a qualsiasi costo” sembra essere la linea rossa che Kiev intende mantenere, pur continuando a chiedere il sostegno degli alleati.
Mosca soddisfatta: “Trump riconosce le vere cause del conflitto”
Dall’altra parte, Mosca guarda con favore agli sviluppi del summit di Riad. Il presidente russo Vladimir Putin ha definito “inappropriata” l’”isteria” di Kiev per l’esclusione dai colloqui, sottolineando come il dialogo con Washington stia procedendo in modo costruttivo. “Sarei felice di incontrare Trump, ma sono necessari dei preparativi”, ha dichiarato Putin, lasciando intendere che un eventuale incontro potrebbe segnare un momento chiave per la risoluzione del conflitto. Dal Cremlino arrivano anche elogi per Trump.
Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha definito il presidente statunitense “un politico franco” e “l’unico leader occidentale” ad aver riconosciuto che una delle cause profonde del conflitto ucraino risiede nella politica della precedente amministrazione americana, che spingeva per l’ingresso di Kiev nella NATO. Secondo Lavrov, i negoziati di Riad hanno dimostrato che il processo di normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Russia è già in atto. Tuttavia, ha assicurato che Kiev sarà inclusa nel futuro tavolo negoziale, pur continuando a definire Zelensky “patetico”.
Macron e l’Europa: un ruolo sempre più complesso
In mezzo a questo intricato gioco di equilibri, l’Europa cerca di mantenere un ruolo attivo. Emmanuel Macron, tra i leader più impegnati nella questione ucraina, ha definito “difficilmente comprensibili” gli attacchi di Trump a Zelensky. Il presidente francese ha riunito oggi a Parigi 19 leader europei e il primo ministro canadese per discutere di sicurezza e stabilità, in un incontro che segue un mini-vertice informale tenutosi all’Eliseo con altri sette Paesi europei, tra cui l’Italia.
L’Europa, però, sembra faticare a ritagliarsi uno spazio significativo tra le mosse di Washington e Mosca. Nonostante gli sforzi diplomatici, il peso dei negoziati sembra spostarsi verso l’asse USA-Russia, lasciando l’Europa in una posizione secondaria.
Una pace possibile o un nuovo equilibrio di potere?
Il summit di Riad ha aperto nuovi scenari per il conflitto ucraino, ma ha anche mostrato le fragilità delle attuali dinamiche internazionali. Il riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia potrebbe rappresentare un passo verso la fine della guerra, ma rischia di ridisegnare i rapporti di forza a livello globale, relegando l’Ucraina a un ruolo marginale.
Zelensky, dal canto suo, continua a ribadire che Kiev non accetterà compromessi al ribasso, mentre Trump e Putin sembrano pronti a sfruttare l’occasione per consolidare le proprie posizioni. Mentre il dialogo tra le superpotenze prende forma, resta da vedere se la pace sarà il risultato di un vero compromesso o se si tratterà di un riequilibrio che lascerà cicatrici profonde, non solo in Ucraina, ma anche nell’assetto geopolitico mondiale.