Con un colpo di penna, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che scatena un terremoto diplomatico: sanzioni durissime contro la Corte Penale Internazionale (CPI), accusata di aver intrapreso “azioni illegali e infondate” contro Washington e il suo alleato strategico, Israele. Il decreto, diramato dalla Casa Bianca, non si limita a vietare l’ingresso negli Stati Uniti a funzionari, dipendenti e agenti della CPI, ma colpisce anche i loro familiari più stretti e chiunque abbia collaborato alle indagini della Corte. Non solo: tutti i loro beni negli Stati Uniti saranno congelati. I nomi dei destinatari delle misure restrittive non sono stati ancora resi noti, ma il precedente mandato di Trump aveva già preso di mira Fatou Bensouda, allora procuratore della CPI, per indagini simili.
Il testo dell’ordine esecutivo punta dritto al cuore delle indagini della CPI sui presunti crimini di guerra commessi da militari americani in Afghanistan e da forze israeliane nella Striscia di Gaza. Una mossa che arriva dopo l’ennesimo schiaffo di Washington alla Corte, irritata dall’emissione, lo scorso novembre, di mandati di arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e alcuni leader di Hamas. Gli Stati Uniti, che non riconoscono la giurisdizione della CPI (insieme a Israele, Cina e Russia), vedono in queste indagini un affronto alla loro sovranità e a quella dei loro alleati.
L’ordine esecutivo ha scatenato un’ondata di critiche a livello internazionale. L’Olanda, che ospita la CPI all’Aia, ha espresso “profondo rammarico”. Il ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldkamp, ha tuonato su X: “Il lavoro della Corte è cruciale per combattere l’impunità”. Anche l’Unione Europea non ha risparmiato critiche. Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha denunciato su X: “Sanzionare la CPI mina l’indipendenza della Corte e l’intero sistema di giustizia penale internazionale”. Costa ha ricordato l’incontro del 6 febbraio 2025 a Bruxelles con la presidente della CPI, la giudice Tomoko Akane, ribadendo il sostegno dell’UE alla Corte.
La CPI, dal canto suo, ha risposto con una condanna ferma, definendo le sanzioni un tentativo di “sabotare il suo lavoro giudiziario indipendente e imparziale”. In una nota ufficiale, la Corte ha dichiarato: “Siamo al fianco del nostro personale e continueremo a garantire giustizia e speranza a milioni di vittime di atrocità in tutto il mondo”. Ha poi lanciato un appello ai “125 Stati membri, alla società civile e a tutte le nazioni” affinché si uniscano nella difesa della giustizia e dei diritti umani.
Nel frattempo, Trump ha rilanciato un progetto che ha fatto sobbalzare il mondo: trasformare la Striscia di Gaza in una destinazione turistica di lusso. In un post su Truth, il presidente ha annunciato che “alla fine dei combattimenti, Gaza sarà consegnata agli Stati Uniti” per avviare un colossale piano immobiliare. Trump ha dipinto un quadro idilliaco, sostenendo che i palestinesi, insieme a figure come il leader democratico Chuck Schumer, “si sarebbero già reinsediati in comunità più belle e sicure, con case moderne”. Ha promesso che il progetto, guidato dai “più grandi team di sviluppo al mondo”, diventerà “uno dei più spettacolari sulla Terra”, senza bisogno di truppe americane.
Il piano, però, ha scatenato un muro di no. Il mondo arabo, i leader europei e persino alcuni senatori repubblicani lo hanno definito “fantasioso” o “irrealizzabile”. Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha accusato Trump di voler “occupare” Gaza, definendo il progetto una “dichiarazione di guerra”. Hamas ha invocato un “vertice arabo urgente” per contrastare quello che considera un “piano di sfollamento” della popolazione palestinese, esortando i Paesi arabi a “resistere alle pressioni di Trump” e le organizzazioni internazionali a “intervenire con forza”.
L’ordine esecutivo contro la CPI si inserisce in una lunga scia di tensioni tra gli Stati Uniti e la Corte. Durante il suo primo mandato, Trump aveva già imposto sanzioni a Fatou Bensouda per le indagini in Afghanistan. Ora, con questo nuovo decreto, la Casa Bianca sembra voler alzare ulteriormente l’asticella, accusando la CPI di “abuso di potere”. Tuttavia, la vaghezza del testo e la sua portata amplissima sollevano allarme: non solo i funzionari della CPI, ma anche organizzazioni e individui che collaborano con la Corte potrebbero finire nel mirino.
Gli attivisti per i diritti umani hanno lanciato un grido d’allarme. Charlie Hogle, avvocato dell’American Civil Liberties Union, ha dichiarato: “Le vittime di abusi si rivolgono alla CPI quando non hanno alternative, e l’ordine di Trump rischia di negare loro giustizia”.
Le sanzioni alla CPI e il piano per Gaza sono due facce della stessa medaglia: una politica estera muscolare che sfida le istituzioni globali e ignora le critiche internazionali. Mentre la comunità internazionale si mobilita per difendere l’indipendenza della Corte, il progetto immobiliare per Gaza rischia di infiammare ulteriormente il Medio Oriente. Resta da vedere se queste mosse audaci rafforzeranno la posizione di Trump o, al contrario, lo isoleranno ulteriormente sulla scena globale.