Trump lancia maxi-dazi sulle auto straniere: “È l’inizio della liberazione dell’America”

Donald Trump
Una nuova ondata protezionistica si abbatte sull’economia globale. Gli Stati Uniti impongono dazi del 25% sulle importazioni di automobili prodotte all’estero, un provvedimento che il presidente Donald Trump definisce “l’inizio del giorno della liberazione dell’America”. L’annuncio, dato direttamente dalla Casa Bianca, segna un ulteriore giro di vite nella politica commerciale dell’amministrazione Trump, già nota per i dazi su acciaio, alluminio e le tensioni con Canada, Messico e Cina.
“Quello che faremo è semplice: una tariffa del 25% su tutte le auto che non sono prodotte negli Stati Uniti”, ha dichiarato Trump, precisando che le tariffe saranno permanenti. “Se invece le auto sono prodotte negli Stati Uniti, non ci sono assolutamente dazi”, ha aggiunto, auspicando che “molte compagnie verranno a produrre qui, altre già lo stanno facendo”.
Un miliardo di dollari in vista
Secondo le stime del presidente, la nuova politica tariffaria potrebbe generare introiti compresi tra 600 miliardi e 1.000 miliardi di dollari in un periodo relativamente breve, forse entro un anno. Queste risorse, ha spiegato la Casa Bianca, saranno utilizzate per tagliare le tasse dei cittadini statunitensi.
Ma non finisce qui. Oltre alle auto, Trump ha annunciato nuovi dazi anche sui prodotti farmaceutici e sul legname importati, ampliando ulteriormente lo spettro delle misure protezionistiche.
Il mercato trema, le aziende sotto pressione
La decisione arriva in un momento delicato per l’industria automobilistica globale, già alle prese con una crisi di vendite e la difficile transizione verso l’elettrico. Le principali case europee, in particolare, stanno affrontando ritardi organizzativi e la crescente concorrenza delle vetture cinesi.
Wall Street ha reagito con preoccupazione: prima ancora della conferma delle tariffe, il Nasdaq ha chiuso in rosso con un calo del 2%. Nel settore automotive, Tesla ha perso il 5,58%, mentre General Motors ha ceduto il 3,1%. Unica eccezione, Ford, che ha registrato un modesto guadagno dello 0,1%.
Tesla, tuttavia, potrebbe essere meno colpita dalle nuove tariffe rispetto ad altri produttori, dato che assembla tutte le sue auto in California e Texas. Trump ha chiarito che Elon Musk non ha influenzato la decisione: “Non mi ha mai chiesto un favore negli affari, in nessun modo”.
L’impatto globale e le reazioni internazionali
Circa il 50% delle auto vendute negli Stati Uniti è prodotto localmente, mentre circa la metà delle importazioni proviene da Messico, Canada, Giappone, Corea del Sud e Germania. Secondo dati recenti, il 18% dei veicoli leggeri venduti nel 2024 è stato assemblato in Messico, come ricordato da Rogelio Garza, presidente esecutivo dell’Associazione messicana dell’industria automobilistica.
La reazione internazionale non si è fatta attendere. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha espresso “profondo rammarico” per la decisione, sottolineando che “l’industria automobilistica è un motore di innovazione, competitività e posti di lavoro di alta qualità”. La Ue valuterà ora l’annuncio insieme ad altre misure previste dagli Usa nei prossimi giorni.
Durissima la replica del premier canadese Mark Carney, che ha definito i dazi “un attacco diretto” contro il Canada.
Trump minaccia ritorsioni su Ue e Canada
In un post su Truth Social, Trump ha lanciato un avvertimento esplicito: se l’Unione Europea e il Canada collaborassero per “causare danni economici agli Usa”, verrebbero imposte “tariffe su larga scala, molto più elevate di quelle attualmente pianificate”. “Stiamo proteggendo il migliore amico che ciascuno di quei due Paesi abbia mai avuto”, ha scritto il presidente, riferendosi agli Stati Uniti.
Con questa mossa, Trump sembra voler accelerare la sua visione di un’economia americana sempre più autosufficiente, ma il mondo guarda con apprensione ai possibili effetti di una guerra commerciale su scala globale.