Trump: “Mai saputo nulla di interferenze della Russia”

Trump: “Mai saputo nulla di interferenze della Russia”
Donald Trump
19 agosto 2020

Donald Trump stretto fra la Convention democratica che ha incoronato Joe Biden come il suo rivale, e il rapporto del Senato Usa che accusa la sua campagna presidenziale 2016 di aver avuto rapporti con l’intelligence russa. Un’accusa che il presidente in carica respinge da Yuma, in Arizona. Lui personalmente, ha ribadito ai giornalisti, non ne sapeva nulla. La colpa semmai fu del direttore della sua campagna: Paul Manafort. “Cosa altro c’è nel rapporto non lo so. Ma una cosa la so di sicuro, che nel rapporto c’è scritto che Donald Trump non ha avuto niente a che vedere con la Russia” ha detto fra l’altro. “Lo ha letto? Lo ha letto questo?”. La Commissione del Senato Usa ha indagato tre anni e prodotto un totale di cinque volumi di rapporto sulle interferenze di Mosca nelle elezioni del 2016. Nell’ultimo volume appena pubblicato ci sono dettagli sui rapporti fra la campagna Trump e la Russia ma niente che coinvolga direttamente il presidente. Per i repubblicani non si tratta di collusione; per i democratici sì. Che si tratti di attività criminali o meno, è quello di cui tutti discutono a Washington.

Ma intanto il presidente in carica, in svantaggio secondo quasi tutti i sondaggi, cerca di gettare fango sulla Convention democratica che si svolge tutta virtualmente. I discorsi, sostiene, sono tutti registrati, e gli indici d’ascolto bassi: “Ieri sera con pessimo share fra l’altro, parlano di unità e poi arriva il discorso di Michelle Obama che era obsoleto quando è stato trasmesso. L’aveva registrato, ve lo dico io. Quello sì era un discorso divisivo. Dicono che io divido ma io unisco la gente, questo facciamo”. In un gesto simbolico rivolto forse all’elettorato femminile, ieri Trump aveva concesso la grazia, postuma ovviamente, a una figura storica del movimento femminista Usa, Susan B. Anthony che fu arrestata nel 1870 per aver osato votare, lei, una donna. Si celebrava appunto il centenario del 19esimo emendamento della Costituzione che concesse nel 1920 il diritto di voto anche alle donne.

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Secondo il rapporto del Senato Usa, di cui dà notizia l’agenzia di stampa AFP, l’ex direttore della campagna presidenziale di Donald Trump, Paul Manafort, nel 2016 ha condiviso informazioni confidenziali con un membro dei servizi segreti russi. Manafort, 71 anni, ha comuniato direttamente e indirittemanete con Konstantin Kilimnik, identificato come un agente dei servizi segreti russi, e con Oleg Deripaska, un oligarca considerato vicino al presidente russo Vladimir Putin. Secondo la commissione di senatori che ha redatto il rapporto, la collaborazione è avvenuta prima e durante i sei mesi di Manafort nella squadra del candidato repubblicato Trump, poi divenuto presidente. Questa condivisione di informazioni – sondaggi interni e dettagli della strategia della campagna di Trump – avvenne mentre i servizi militari russi (GRU) e gruppi di hacker filo-Cremlino lanciavano una campagna di disinformazione sui social network per favorire la vittoria del miliardario contro la candidata democratica Hillary Clinton.

“Presi nel loro insieme, l’alto livello d’accesso di Manafort e la sua volontà di condividere delle informazioni con individui considerati vicini ai servizi russi, specialmente Kilimnik e associati di Oleg Deripaska, rappresentavano ungrave minaccia di controspionaggio”, spiega la commissione. Secondo il rapporto, la squadra di Trump ha cercato più volte l’aiuto di Mosca e di WikiLeaks per danneggiare la campagna di Clinton. La commissione ha di fatto ripreso i principali risultati dell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller. Trump ha negato ogni cooperazione con la Russia e ha sempre parlato di una “caccia alle streghe”.

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