Toyota va ad aggiungersi all’elenco di gruppi automobilistici presi di mira da Donald Trump. Dopo avere attaccato General Motors e Ford, il presidente eletto indirizza un tweet all’azienda giapponese: “Toyota Motor dice che costruirà una nuova fabbrica a Baja, Messico, per produrre auto Corolla per gli Usa. Niente affatto. Costruisca la fabbrica in Usa o paghi alti dazi doganali”. E’ la stessa minaccia che il successore di Barack Obama aveva paventato per Gm lo scorso tre gennaio, quando scrisse su Twitter che avrebbe imposto una “tassa doganale alta” sulle Chevy Cruze importate in Usa dal Messico.
Gm aveva risposto dicendo che “tutte le berline Chevrolet Cruze vendute negli Stati Uniti sono prodotte nello stabilimento di Lordstown, in Ohio”, mentre in Messico sono costruiti modelli per il mercato globale e solo “una piccola parte è venduta negli Stati Uniti”. Nello stesso giorno Ford – pur lasciando intatto il piano di trasferire in Messico la produzione della Focus senza alcuna perdita di occupazione in Usa – aveva fatto saltare il piano di costruire una fabbrica in Messico che implicava un investimento di 1,6 miliardi di dollari. Il gruppo guidato da Mark Fields aveva scelto di investire 700 milioni di dollari in una fabbrica del Michigan (Usa) dove verranno creati 700 posti di lavoro nuovi.
LA REPLICA Immediata la replica del gruppo giapponese produttore di auto: “Toyota è parte del tessuto imprenditoriale americano da quasi 60 anni”, sottolineando che “il volume di produzione o l’occupazione in Usa non caleranno come risultato del nuovo impianto a Guanajuato annunciato nell’aprile 2015”, che andrà ad aggiungersi all’unico esistente in Messico. Il colosso nipponico si è detto “impaziente di collaborare con l’amministrazione Trump, nel migliore interesse dei consumatori e del settore automobilistico”.
Scrive Trump: “Se Toyota vuole vendere la Corolla negli Stati Uniti, deve produrla negli Usa e non in Messico. In caso contrario ci sarà da pagare una grossa tassa doganale”.