Donald Trump ha rilanciato la sua terza campagna presidenziale dalla Convention dei Repubblicani e, nuovamente, si è presentato come l’unico candidato possibile per “finire il lavoro”. A Washington è terminata la convention repubblicana chiamata Cpac, ovvero la Conservative Political Action Conference, il momento in cui si incomincia a definire il cammino delle primarie repubblicane per le elezioni presidenziali dell’anno prossimo.
Il protagonista, ovviamente, è stato l’ex presidente Donald Trump. “Io sono il vostro guerriero. Io sono la vostra giustizia. E per coloro che hanno tradito: io sono la vostra punizione”, ha detto Trump, che ha attaccato la burocrazia di Washington e ha assicurato che la sua corsa non si fermerà nemmeno in caso di incriminazione per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Il tycoon ha annunciato che continuerà la sua terza campagna presidenziale anche se verrà incriminato.
Parlando di Ucraina, il miliardario ha sostenuto che a lui basterebbe “un solo giorno” per fermare la guerra e che è l’unico presidente in grado di “evitare la terza guerra mondiale”. Attaccata anche la Cina, come sempre nei discorsi di politica estera di Trump, che ha promesso di fermare l’import da Pechino. Per quanto riguarda la politica interna l’ex presidente ha promesso di salvare il Paese dai marxisti, comunisti, drogati e dall’oblio a cui secondo lui sarebbe destinato.
Tutto come da attesa, insomma: sono gli stessi argomenti che Trump usa da anni, meno atteso è stato il risultato del cosiddetto straw poll (il sondaggio informale) della Cpac in cui Trump conquista il 62% delle preferenze. È molto più di quanto si pensasse: Ron Desantis si ferma solo al 20% e il governatore della Florida è considerato il rivale potenziale principale di Trump, anche se non ha ancora annunciato la candidatura.
Seguono tutti gli altri candidati con preferenze ad una cifra. La stessa Nikki Haley, che si è già candidata in chiave antitrumpiana, ottiene il 5% delle preferenze. Non stupisce quindi che per il ruolo di vicepresidente sia preferita l’ex candidata a governatrice dell’Arizona, e ultrà trumpiana, Kari Lake (che non ha mai accettato la sconfitta nelle elezioni dello Stato nel 2022) col 20%, seguita da Ron Desantis col 14%.
Sono numeri dal significato ancora parziale, perché il momento delle primarie è lontano; la convention è stata infarcita coi fedelissimi: da Lauren Boebert a Matt Gaetz, da Marjorie Taylor Greene a Jim Jordan, a Elise Stefanik; e, appunto, manca la candidatura di Desantis. La realtà politica è tuttavia chiara: nonostante l’esito disastroso delle elezioni di midterm, Trump è molto più forte di quanto si pensasse e con buona probabilità sarà lui a sfidare Joe Biden nel 2024 .
Tra gli altri sondaggi svolti durante la Cpac, emerge che il 79% dei rappresentanti repubblicani presenti disapprova gli aiuti, militari e non, all’Ucraina (addirittura il 61% li disapprova fortemente). Numeri perfettamente in linea con quelli del sostegno a Trump. L’ex presidente, e neo candidato, ha sciorinato la sua consueta linea isolazionista in materia di politica estera: dall’attacco ai Paesi Nato che non avrebbero messo gli stessi soldi degli Stati Uniti, all’accusa all’Organizzazione mondiale della Sanità di essere controllata dalla Cina.