Il tumore al seno è la neoplasia più frequente in assoluto in termini incidenza sulla popolazione femminile: il carcinoma mammario è infatti il tumore femminile più diagnosticato in Italia, dove – nell’arco di una vita – colpisce una donna ogni 8. Intervenire con un trattamento efficace quando il tumore è in fase precoce e non ha ancora sviluppato eventuali metastasi, è fondamentale e può davvero fare la differenza.
“In Italia ogni anno vengono diagnosticati oltre 55 mila nuovi casi di tumore della mammella e di questi circa il 90% sono tumori in fase iniziale, in fase precoce – spiega ad askanews Lucia Del Mastro, Direttore Clinica di Oncologia Medica all’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova -. Che cosa vuol dire? Vuol dire che sono tumori che fortunatamente non hanno dato metastasi ma sono tumori localizzati esclusivamente alla mammella ed eventualmente ai linfonodi ascellari o omolaterali. Quando noi siamo di fronte a un tumore in fase precoce, l’obiettivo dei trattamenti è la guarigione. E quindi cercare di ridurre il rischio che nel futuro queste donne possano sviluppare delle metastasi e delle recidive”. Il rischio di recidiva, e dunque di sviluppare metastasi, è elevato soprattutto per alcune categorie di pazienti. Ma oggi in Italia è disponibile un’arma in più per sconfiggere il tumore al seno in fase iniziale. L’Aifa ha infatti dato il via libera a un nuovo farmaco sviluppato e prodotto da Eli Lilly, uno dei principali player della farmaceutica a livello globale.
Il farmaco
“Il farmaco di cui parliamo è abemaciclib che è un inibitore dell’echinasi citrino dipendenti, che noi sappiamo essere particolarmente efficace in combinazione con la terapia ormonale perché permette di superare o ritardare l’insorgenza della resistenza alla terapia endocrina – chiarisce Valentina Guarneri, Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica all’Università di Padova -. E’ un farmaco che già utilizzavamo nel contesto della malattia metastatica, la novità è l’utilizzo nel setting precoce. Nel setting precoce dove questo trattamento viene somministrato proprio per evitare la recidiva, quindi per ridurre il rischio di recidive. Nelle pazienti con tumore alla mammella, ricettori ormonali positivi, Her2 negativa, ad alto rischio, questo farmaco somministrato per due anni insieme alla terapia endocrina ha dimostrato di essere in grado di ridurre il rischio di recidive nell’ordine di circa il 34% in un periodo di osservazione di 4 anni”.
Forte apprezzamento anche dal mondo delle pazienti che con l’associazione Europa Donna Italia hanno giocato un ruolo da protagonista nel processo che ha portato all’approvazione del nuovo farmaco da parte dell’Aifa. “Sono felice di dire che Europa Donna è riuscita ad entrare in un gruppo di lavoro di Aifa per i tumori solidi – sottolinea Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia -. Questo vuol dire che noi abbiamo anche la responsabilità di rappresentare quelli che sono i diritti per i pazienti dentro i processi decisionali nei nuovi farmaci”.