E’ iniziato oggi il controverso processo a 17 giornalisti, dirigenti e dipendenti di Cumhuriyet, storico quotidiano laico e da sempre molto critico nei confronti delle politiche del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Un processo dal forte significato simbolico e considerato di estrema importanza nel generale clima di oppressione dei media e della libertà di stampa della Turchia. In dodici (gli altri sono processati a piede libero o sono latitanti) sono comparsi davanti al giudice per la prima volta questa mattina, dopo essere rimasti in custodia cautelare per quasi 9 mesi, mentre il capo d’imputazione è stato presentato dalla procura appena tre mesi fa. La procura ha richiesto per lo staff di Cumhuriyet una pena che va dai 7,5 ai 43 anni di carcere, secondo quanto previsto dalla legge sull’antiterrorismo. “Fare propaganda e commettere reati” a nome del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) e della presunta organizzazione golpista di Fethullah Gulen (FETO) “pur non facendone parte” è l’accusa rivolta alla maggior parte degli imputati. Figurano tra questi il noto editorialista Kadri Gursel, rappresentante turco dell’Ipi (International Press Institute); il vignettista Musa Kart e il direttore della testata Murat Sabuncu. Un altro nome d’eccellenza del giornalismo turco, il reporter investigativo Ahmet Sik, arrestato due mesi dopo i colleghi, è a sua volta accusato di aver fatto propaganda e agito a nome del PKK e dell’organizzazione – illegale – di estrema sinistra DHKP-C. Fin dall’inizio le accuse avanzate dai magistrati sono state oggetto di fortissime critiche e non solo perché il procuratore Murat Inam che ha avviato l’inchiesta contro il quotidiano si trova adesso sotto processo con l’accusa di far parte della rete gulenista – e rischia l’ergastolo.
Tra le prove principali della presunta affiliazione terroristica dei giornalisti di Cumhuriyet oltre alla lista delle notizie e degli articoli apparsi sul portale del quotidiano e raccolti dalla polizia c’è anche il parere dell’esperto che su quelle pubblicazioni ha preparato un rapporto. Ma l’esperto in questione non risulta nemmeno presente nelle liste dei periti ed era stato eccezionalmente nominato dallo stesso procuratore – poi finito sotto indagine. “Il testo dell’accusa è inaccurato e volutamente pieno di errori”, ha dichiarato al portale informativo Duvar, Abbas Yalcin, tra i legali di Cumhuriyet. “Si tenta di collegare i nostri assistiti ad organizzazioni terroristiche con le quali non hanno alcun alcun legame. A questo scopo sono presentate come prove telefonate fatte anni fa o delle transizioni bancarie regolarissime descritte come se fossero problematiche”, aggiunge l’avvocato. Il giornalista Kadri Gursel, il primo a presentare oggi la propria difesa, ha affermato che “l’operazione effettuata contro Cumhuriyet è stata utilizzata per fare in modo che venissi arrestato e dunque per impedirmi di scrivere, parlare e di espletare la mia professione”. Il giornalista ha negato ogni tipo di legame con il movimento gulenista aggiungendo di avere più volte “denunciato la coalizione costruita in passato dall’attuale governo con il movimento, prevedendo il danno che questa nefasta collaborazione avrebbe causato alla Turchia”. Il processo ai giornalisti di Cumhuriyet ha suscitato una grande mobilitazione, e non solo a livello nazionale. In mattinata associazioni di stampa, organizzazioni non governative e rappresentanti della società civile hanno dichiarato davanti al tribunale che si tratta di un “processo privo di sostanza”. Diversi osservatori dalla IPI alla European Federation of Journalists e alla Pen International e due deputate del Parlamento europeo sono giunti a seguire gli sviluppi della vicenda giudiziaria e a fornire la propria solidarietà. Secondo l’Associazione dei giornalisti turchi (TGC) sono 159 i giornalisti, gli scrittori e i membri della stampa che si trovano attualmente in prigione in Turchia.