Turchia, anche i servizi segreti faranno capo a Erdogan
Il presidente potrà decidere se i vertici dell’intelligence possono testimoniare in tribunale
Dopo il referendum costituzionale del 16 aprile scorso, che ha sancito il passaggio ad un sistema di marcato presidenzialismo in Turchia, Ankara e il presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan continuano a operare per stabilire le basi del nuovo regime turco. A partire dalla ridefinizione delle autorità e responsabilità dell’intelligence (Mit) e del suo capo Hakan Fidan, noto per essere il consigliere numero uno del presidente. Il 25 agosto scorso un nuovo decreto, emanato in forza allo stato di emergenza in vigore dal 21 luglio 2016, ha stabilito che d’ora in avanti sia Fidan che la stessa struttura dei servizi segreti faranno capo direttamente al presidente Erdogan. Precedentemente Fidan era tenuto a presentare rapporto al primo ministro. Secondo il decreto, d’ora in avanti, anche il bilancio del Mit sarà unito a quello della presidenza della Repubblica – in parte composto da fondi segreti. Il capo di Stato potrà nominare anche altre cariche di rilievo dei servizi segreti. Il presidente potrà inoltre decidere se il capo dell’intelligence – come pure dei suoi funzionari, inclusi quelli che non sono più in servizio – possono testimoniare in tribunale o nelle commissioni parlamentari. Ma una delle novità più importanti del decreto emanato è l’autorità concessa al Mit riguardo alla raccolta di intelligence presso i ministeri e l’esercito.[irp]
Secondo il rapporto presentato lo scorso maggio dai servizi segreti turchi alla commissione parlamentare di indagine sul golpe del 15 luglio 2016, il motivo principale della loro mancata comunicazione del tentato golpe sarebbe legato al fatto di non avere l’autorizzazione a condurre attività di intelligence nell’esercito. Tuttavia, secondo la stampa locale, uno dei testimoni ascoltati dai procuratori riguardo ai fatti di quel giorno, un pilota dell’aeronautica militare, ha dichiarato di avere informato il Mit che stava per avvenire un colpo di stato già alle 14.30. E lo stesso premier turco Binali Yildirim, in un’intervista rilasciata al quotidiano Hurriyet due settimane dopo il golpe fallito, aveva criticato Hakan Fidan per non aver avvisato né lui e nemmeno il presidente Erdogan del golpe in atto. Yildirim ha inoltre affermato che alle 22.40 di quella notte, il capo dell’intelligence, interpellato dal premier su quanto stava accadendo, aveva risposto che non c’era niente di strano e che era “tutto normale”. Il capo dell’intelligence turca è sempre stato considerato con grande riguardo da Erdogan, che lo ha definito il suo “contenitore di segreti”. Fidan fu anche attaccato dai media vicini all’imam Fethullah Gulen – accusato da Ankara di essere l’architetto del tentato golpe – nel 2012. Molto prima che il Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) e la rete di Gulen separassero le loro strade dichiarandosi guerra.[irp]
Dando però in quell’occasione il primo segnale del disaccordo su chi avrebbe dovuto avere il controllo del servizio di intelligence della polizia e della gendarmeria. Alla guida dei segreti dal 2010, Fidan aveva dato le dimissioni nel 2015 per candidarsi alle elezioni come deputato dell’AKP. Una candidatura che però fu ritirata, su intervento di Erdogan, portando Fidan a essere nuovamente nominato capo del Mit dall’ex premier Ahmet Davutoglu. Nonostante negli ultimi giorni la stampa turca continui a ricalcare un possibile contrasto tra Fidan e il premier Yildirim, a partire dalle dichiarazioni di quest’ultimo sulla notte del golpe, secondo il giornalista Deniz Zeyrek il passaggio dei servizi dell’intelligence sotto il controllo diretto di Erdogan, non indica una presa di posizione del capo dello Stato contro il premier, bensì la volontà di Erdogan di sgravare il premier dalla situazione imbarazzante di dovere spiegare ai giornalisti il motivo per cui – pur avendone evidenziate le mancanze – non sollevasse Fidan dall’incarico. Cosa che, aggiunge il giornalista, non sarebbe mai potuto accadere senza il benestare del presidente. Per Murat Yetkin, direttore di Hurriyet Daily News, il passaggio del controllo dell’intelligence a Erdogan segnala invece e soprattutto come quest’ultimo concepisca il Mit come uno degli strumenti più efficaci del nuovo apparato statale. Che il capo di Stato ha iniziato a trasformare proprio a partire dai servizi segreti.[irp]