Turchia, economia mette a rischio la scommessa elettorale di Erdogan

Turchia, economia mette a rischio la scommessa elettorale di Erdogan
21 giugno 2018

A tre giorni dal doppio voto legislativo e presidenziale i problemi dell`economia restano quanto mai all`ordine del giorno in Turchia. E non certo a vantaggio dei calcoli elettorali del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. L`intervento della Banca centrale, che all`inizio di giugno ha dovuto aumentare di 4,25 punti percentuali i tassi di interesse, non è servito a fermare la maxi-svalutazione della lira turca.

La moneta nazionale turca ha perso dall`inizio dell`anno circa 20% di valore rispetto al dollaro, con un cambio sempre più indebolito che tutt`ora oscilla attorno alle 4,7 lire. Gli investitori temono che il presidente turco intenda continuare a dettare le politiche monetarie del paese – diritto che peraltro è stato riconosciuto al capo di stato dalla riforma presidenziale del 2017. A calmare le acque non sono servite granché nemmeno le dichiarazioni di Erdogan in merito alla sua intenzione di revocare lo stato di emergenza dopo le consultazioni. E nemmeno le dichiarazioni del vicepresidente ed ex ministro delle finanze Mehmet Simsek che cerca di rassicurare gli osservatori dicendo che si tratta di una crisi transitoria, che la situazione economica presto verrà “ribilanciata”.

Ma gli economisti sottolineano che ci saranno varie spiacevoli sorprese ad attendere la Turchia dopo le elezioni. “Gli studi elaborati negli ultimi tempi discordano solamente nel grado di violenza dell`atterraggio” dell’economia turca, scrive Baris Soydan sul portale di informazione online T24. L`economista ricorda che la perdita di valore della lira di fronte al dollaro si ripercuoterà – e ha già iniziato a farlo – sui prezzi del gas (acquistato dalla Russia, dall`Iran e dall`Azerbaigian in primis) ma anche sulla benzina e sui costi dell`energia elettrica. Un aumento nei prezzi che promette di colpire non soltanto i cittadini nel consumo quotidiano, ma anche e soprattutto le industrie. L`inflazione, che quindi non può che salire ancora, è già al 12,5%, mentre il deficit delle partite correnti, sempre più alto, si attesta a 16,4 miliardi di dollari nel primo quadrimestre del 2018 (a confronto con gli 8,4 miliardi del 2017).

Un altro punto debole dell`economia turca è la dipendenza dagli investimenti esteri, ridimensionati dalla perdita di fiducia degli investitori stranieri nel quadro politico turco. Citando la banca di investimenti internazionale Goldman Sachs, su T24, Soydan ricorda che “la stabilità si potrà ottenere solo se l`economia, rallentando, riuscirà a contenere l`inflazione e le aspettative riguardo all`inflazione. Per questo motivo, l`efficacia dell`aumento dei tassi di interesse è strettamente legata ai messaggi che verranno dati nell`ambito della politica monetaria”. Ma i messaggi di Erdogan verso l`esterno continuano ad essere tutt`altro che concilianti, con il presidente che ha recentemente minacciato di voler condurre “un`operazione” contro la società di rating Moody`s, dopo che questa ha deciso di mettere sotto osservazione la Turchia, per un eventuale – ulteriore – declassamento.

Al contempo, grazie all`esercito dei media a disposizione di Ankara, ai cittadini viene continuamente ripetuto che i problemi monetari del paese sono frutto di un complotto internazionale. “In una campagna elettorale che i governanti turchi hanno essenzialmente fondato sulla polarizzazione della società, la credibilità dell`economia turca resta il problema più grande”, commenta su al-Monitor l`economista Mustafa Sonmez. E se Ankara sta cercando di tamponare e di ritardare – almeno nella percezione dei propri sostenitori – gli sviluppi economici negativi che sembrano attendere il paese, risulta sempre più certo che chiunque prenderà le redini del governo dopo l`imminente tornata elettorale consultazioni, si troverà ad affrontare una situazione tutt`altro che facile.

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