Le più alte autorità militari e governative turche hanno deciso oggi di rimpiazzare i capi delle forze di terra, della marina e dell’aeronautica, a oltre un anno dal fallito colpo di stato contro il governo musulmano-conservatore che si riconosce nel presidente Recep Tayyip Erdogan. Secondo quanto hanno hanno riferito i canali d’informazione turchi – NTV e CNN-Turk – la decisione è stata assunta nell’ambito di una riunione del Consiglio militare supremo (Yas)presieduto dal primo ministro Binali Yildirim, in presenza dei vertici militari, tra i quali il capo di stato maggiore Hulusi Akar, e di diversi ministri. Erdogan cenerà questa sera con i membri dello Yas e dovrà formalmente approvare le decisioni prese nella riunione che si è tenuta ad Ankara ed è durata quattro ore. Il capo dell’armata di terra Salih Zeki Colak, quell’ dell’armata dell’aria Abidin Unal e il capo della marina Bulent Bostanoglu devono essere rimpiazzati rispettivamente da Yasar Guler, Hasan Kucukakyuz e Adnan Ozbal, ha riferito la CNN-Turk.
Quella di oggi è la terza riunione dello Yas dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio 2016, attribuito da Ankara al predicatore Fethullah Guelen e ai suoi sostenitori che, a dire di Erdogan, sono infiltrati nei gangli vitali delle forze armate, della magistratura, della pubblica amministrazione e dell’informazione in Turchia. Il golpe dello scorso anno è stato seguito da una vasta purga che ha colpito particolarmente l’esercito: 149 generali e ammiragli, quasi la metà dei componenti questo rango delle forze turche, sono saltati. Diversi giornalisti hanno visto il carcere. Il mancato golpe ha permesso a Erdogan di rafforzare la sua presa sull’esercito, da sempre un forte contropotere in Turchia. Da allora lo Yas si riunisce preso il palazzo di Cankaya, sede della residenza ufficiale del primo ministro ad Ankara e non più presso il quartier generale delle forze armate. Una riforma introdotta dopo il golpe ha inoltre aumentato il numero dei responsabili civili in seno a questo importante organismo. Oltre al primo ministro, i cinque vicepremier e i ministri della Difesa, degli Esteri, dell’Interno e della Giustizia ne fanno parte.