Economia

La lira sprofonda, UniCredit e Bnp Paribas particolarmente esposte. Erdogan: “Lotta nazionale”

Non si arresta la caduta della lira turca, che nel giro di 24 ore ha perso il 12 per cento del suo valore contro il dollaro e da gennaio si e’ svalutata del 35 per cento mettendo in crisi consumatori e imprese.

Il presidente, Recep Tayyip Erdogan, ha sollecitato i suoi concittadini a cambiare la valuta straniera in loro possesso per sostenere la valuta nazionale affermando che si tratta di una “lotta nazionale” per fronteggiare la “guerra economica” che a suo dire e’ stata lanciata contro Ankara. “Se hai dollari, euro o oro sotto il cuscino, vai in banca e scambiali con lire turche”, ha dichiarato in un discorso a Bayburt, nel nordest del Paese, trasmesso in tv. “Loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente e il nostro Dio”, aveva dichiarato Erdogan ancor prima del nuovo record negativo alla riapertura dei mercati questa mattina, quando la valutazione del dollaro sulla moneta turca ha toccato quota 6,41, dal 5,86, (altro minimo) fatto registrare ieri sera.

Dati che fanno crescere l’attesa per le misure economiche annunciate dal ministro delle finanze (e genero d Erdogan) Berat Albayrak, la cui missione appare sempre piu’ difficile. Secondo quanto riferito dal Financial Times, la Bce sarebbe preoccupata per l’esposizione che alcune banche spagnole, francesi e italiane. Gli istituti particolarmente esposti, scrive il quotidiano britannico, sono la spagnola Bbva, l’italiana Unicredit e la francese Bnp Paribas (che controlla l’italiana Bnl). Il meccanismo di vigilanza unico della Bce, l’organismo dell’Istituto centrale che monitora l’attivita’ delle maggiori banche dell’Eurozona, da oltre un paio di mesi sta controllando la situazione.

L’Istituto di Francoforte, rivela Ft citando alcune fonti, “non vede ancora la situazione come critica. Ma ritiene Bbva, UniCredit e Bnp Paribas, particolarmente esposte alla luce delle significative operazioni che hanno in Turchia”. Le sanzioni decise dagli Usa nei confronti dei ministri turchi degli Interni e della Giustizia la scorsa settimana per il caso del pastore evangelico detenuto hanno un valore simbolico dal punto di vista diplomatico, ma un’influenza sui mercati concreta, considerando che hanno accelerato la svalutazione della lira. Erdogan accusa e denuncia “una campagna contro la Turchia”, assicurando che la Turchia “non perdera’” quella che ha definito una “guerra economica”.

Quello della lira turca e’ infatti un crollo cronico e fino ad ora inarrestabile, prosecuzione di un trend che da gennaio a oggi ha fatto registrare una perdita del 35% del valore della lira rispetto al dollaro, ma che ha subito un’accelerazione nelle ultime settimane, con il peggiorare delle tensioni con Washington, scaturite in seguito alla vicenda processuale del pastore evangelico americano Andrew Brunson, detenuto dal 2016 con l’accusa di spionaggio. L’elettorato di Erdogan ha confermato la fiducia al presidente, mentre l’agenzia internazionale di valutazione di credito Fitch ha avvisato Ankara della necessita’ di “trovare una soluzione alla perdita di valore della lira nel piu’ breve tempo possibile”.

Il mese scorso Fitch ha rivisto la posizione della Turchia, il cui inquadramento e’ passato da BB+ a BB, ma una nuova nota negativa potrebbe essere in arrivo, con ulteriori ricadute sul settore commerciale e finanziario. Probabile che la banca centrale di Ankara alzi ancora i tassi di interesse, una misura che Erdogan preferirebbe evitare, ma che si e’ resa necessaria negli ultimi mesi piu’ volte, creando spesso tensioni tra il presidente e la stessa banca centrale. Secondo Paul Gamble, analista di Fitch, i tassi di interesse dovranno essere alzati ancora, cosi’ come nuovo ossigeno all’economia turca arriverebbe alla fine delle tension con Washington. Possibile che la banca centrale innalzi i tassi di interesse, con buona pace di Erdogan, mentre una delegazione turca sta portando avanti un negoziato a Washington in cui la vicenda di Brunson e le sanzioni Usa costituiscono il principale argomento in agenda.

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