Il turismo in Italia produce ricchezza decisamente bassa rispetto alle sue potenzialità. Nel 2016, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, gli arrivi internazionali, attestati a circa 1,24 miliardi di turisti, sono cresciuti del 3,9% rispetto all’anno precedente. Certo, un segnale, ma bel lontano dal fatturato che si potrebbe produrre. Un settore, quello del turismo, dove in molti casi, regna il fai da te. Scenario che potrebbe subire una svolta, invece, se la politica adottasse strategie mirate, strutturali, e soprattutto a lungo termine. Alcune cifre. La bilancia turistica dei pagamenti della Banca d’Italia riporta un saldo netto positivo di circa 14 miliardi, nel 2016 (+2.0% sul 2015). I viaggiatori stranieri hanno speso oltre 36 miliardi (+2,3% rispetto al 2015). Cifre che danno la dimensione della potenziale ricchezza che può produrre questo settore. Ma stando ai numeri, la politica sembra attratta da altre priorità! C’è scarsa lungimiranza nel pianificare per aumentare l’incoming dei visitatori. Infrastrutture, servizi, e via dicendo dovrebbero essere i binari su cui viaggiare.
Altro scenario che dovrebbe stimolarci a far meglio ce lo da Eurostat che colloca il nostro Paese al terzo posto nella classifica europea per numero di pernottamenti (residenti e non), dietro Spagna e Francia. Basterebbe mettere a frutto meno della metà dei ‘gioielli’ per far arrivare il necessario ossigeno nelle casse dello Stato. Insomma, ci sono tutti i presupposti per decollare, ma la politica appare assente. Utile ricordare che l’offerta ricettiva italiana può contare su 167,7 mila esercizi ricettivi di cui il 19,8% è rappresentato da alberghi, con gli hotel di media categoria in prima posizione e il restante 80,2% dagli esercizi complementari, di cui oltre la metà alloggi in affitto. Se si considerano i posti letto, il gap fra strutture alberghiere ed extra-alberghiere si riduce fortemente: gli hotel contano 2,2 milioni di posti letto (46,1% del totale), mentre i complementari 2,6 milioni di posti letto, con la quota parte maggiore rappresentata dai campeggi e dai villaggi turistici (52% del totale complementari). Infine, i distretti migliorano il turismo perché racchiudono in determinati tour le originali visite da proporre al popolo dei vacanzieri. Conclusione: bisogna lavorare.