Editoriale

Tutti i flop dell’Oms. E ora il direttore è accusato pure di traffico di armi

Gaffe su Covid-19, accondiscendenza verso la Cina e ora armi e sostegno ai ribelli etiopi. Non c’è pace per l’Organizzazione mondiale della sanità che vede il suo direttore, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel mirino dell’Etiopia, con l’accusa di fiancheggiare, se non di aver procurato armi ai ribelli del Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf). Un’accusa grave rilanciata dal generale dell’esercito etiopico, Berhanu Jula, secondo il quale Ghebreyesus “non ha lasciato nulla di intentato” per sostenere i ribelli del Tplf: “Ha fatto di tutto per sostenerli, ha fatto campagna politica con i paesi vicini e ha lavorato per ottenere armi”. Conosce bene l’Etiopia il direttore dell’Oms, in quanto, era stato proprio il Fronte tigrino al potere a nominarlo per sette anni ministro della Salute. Ghebreyesus bolla le accuse come “campagna diffamatoria dell’ultimo minuto”.

Di certo è che l’Organizzazione di Ginevra si ritrova con una direzione, quella del 55enne eritreo, tra le più discusse nel corso dei settantadue anni di vita. Sul banco degli imputati, principalmente la comunicazione in tempo di Coronavirus, ricca di comunicati contraddittori che spesso hanno contribuito a creare confusione e ad alimentare il panico. Tutto inizia il 25 febbraio scorso quando Ghebreyesus ha avvertito il mondo di prepararsi a una possibile pandemia, dichiarata però ufficialmente due settimane dopo, l’11 marzo, con un discorso in cui parlava genericamente di nazioni in difficoltà. Il timore che l’Oms fosse un passo indietro rispetto alla realtà si è concretizzato il 15 marzo, quando si è smentita categoricamente sostenendo, nel rivolgersi ai singoli governi, la necessità di fare tamponi a tutte le rispettive popolazioni, ritrattando così il consiglio di sottoporre a test soltanto le persone sintomatiche. I primi giorni di aprile l’Oms è stata scettica invece sull’utilità delle mascherine, fino a quel momento spacciate come necessarie soltanto per il personale medico.

Tre mesi dopo, un’altra smentita: l’Oms ha riconosciuto l’utilità delle mascherine anche all’aperto. Poi è la volta dei guanti. “L’Oms non raccomanda l’uso di guanti… – si leggeva sul sito ufficiale dell’Organizzazione di Ginevra -. Il loro uso rischia di aumentare il rischio di infezione…”. Poi arriva il passo indietro, spiegando che tuttavia occorre fare riferimento alle normative vigenti in ogni singolo Paese. Infatti, in Italia e in altri paesi del mondo, allora erano obbligatori i guanti in particolare nei supermercati. Per non parlare del dietrofront sul saluto con i gomiti, in quanto non permetterebbe di mantenere la distanza interpersonale di un metro. Un pessimo e ripetuto esercizio di comunicazione iniziato male e finito peggio. L’ultima nota è di queste ore: l’Oms raccomanda di non usare il farmaco Remdesivir. Ma già ne aveva parlato ad aprile.

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