Senza entrare troppo nel dettaglio, l’Enac ha puntato sulla classificazione degli APR in base al peso al decollo – entro i 25 kg e dai 25 ai 150 kg – , alla possibilità o meno da parte del pilota di vedere l’APR e alla criticità delle operazioni specializzate. Tutti i Sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto (SAPR) devono poter essere identificati tramite una targhetta apposta sul mezzo (cui si aggiungerà dal prossimo luglio un dispositivo elettronico) ed essere condotti da un pilota con regolare licenza. Prima di effettuare operazioni non critiche (cioè che non prevedono il sorvolo di aree congestionate, assembramenti di persone, agglomerati urbani o infrastrutture sensibili) l’operatore deve presentare una dichiarazione all’Enac, mentre per le operazioni critiche (che necessitano di sistemi più complessi sotto il profilo della sicurezza) occorre un’autorizzazione dell’Ente che deve verificare l’accettabilità del rischio che può derivare a terzi e che quindi applica regole più stringenti che riguardano anche la durata massima di alcune di queste operazioni.
Gli APR con massa uguale o superiore a 25 kg che effettuano attività all’interno dello spazio aereo italiano, sono registrati dall’Enac mediante iscrizione nel Registro degli Aeromobili a Pilotaggio Remoto, con l’apposizione di marche di registrazione dedicate e necessitano di un permesso di volo e di un certificato di navigabilità a seconda del tipo di operazioni. Per farsi un’idea in numeri del settore, gli ultimi dati ufficiali diffusi dall’Enac a dicembre dell’anno scorso (a un anno dalla pubblicazione del primo regolamento sugli APR e a 7 mesi dalla sua entrata in vigore parlano di 330 dichiarazioni presentate, di cui 253 sono state accettate (176 per attività sperimentale e 77 per operazioni specializzate); sono state autorizzate 8 operazioni critiche e 15 richieste, erano al tempo, in fase di valutazione. Sono state anche ricevute 5 domande di certificazione di tipo di APR. Quanto alle scuole, ne sono sorte molte e l’Enac ha approvato 43 Training Organization per corsi teorici e 3 per corsi pratici (ma 80 allora erano sotto esame). Il flusso delle domande, riferiva l’Enac lo scorso dicembre, è costante “e questo ci fa sperare di poter ridurre gli aspetti relativi ad attività ancora non legali in questo settore”.