Uccide padre della ex che lo osteggiava, si costituisce nomade 24enne

Uccide padre della ex che lo osteggiava, si costituisce nomade 24enne
Laurent Radici
18 gennaio 2019

Lo considerava “non all’altezza della figlia”. E, per questo motivo, aveva sempre osteggiato la loro relazione. Un atteggiamento provocatorio che, alla fine, ha armato la mano di Giuseppe Lafore’, nomade sinti 24enne di Romano Canavese. E’ stato lui, lo scorso 10 gennaio, a sparare a Laurent Radici, 44 anni di San Giorgio padre della sua ormai ex fidanzata, Ellison, morto dopo due giorni di agonia nel reparto di rianimazione dell’ospedale Giovanni Bosco di Torino.

Giuseppe Lafore’

Lo ha colpito un proiettile al volto, tra i tanti che Lafore’ ha sparato nel cortile della villetta di strada Montalenghe, teatro dell’agguato. Giovedi’ sera il 24enne si e’ costituito ai carabinieri della Falchera, a Torino, dopo una settimana di fuga. Interrogato dal procuratore capo d’Ivrea, Giuseppe Ferrando, alla fine ha confessato. Si era stancato dell’atteggiamento del padre della ex, ma non era andato a San Giorgio per ucciderlo. Voleva solo discutere con quel “gaggio'”, espressione dialettale che i sinti utilizzano per identificare un membro di un’altra famiglia non “purosangue” ma acquisito dopo un matrimonio. Proprio come Radici che, anni fa, ha sposato un’esponente della famiglia Riviera. “Volevo chiarire la situazione. Amo tantissimo quella ragazza e volevo confrontarmi con il padre”, ha detto il ragazzo ai carabinieri. Solo che la situazione e’ degenerata. Dopo le minacce, Lafore’ e’ salito in auto (quell’Alfa Giulia bianca che alcuni testimoni hanno visto sfrecciare a Montalenghe dopo l’agguato) e ha sparato all’impazzata.

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“Ho esploso diversi colpi senza mirare”, ha ammesso il 24enne. Uno ha centrato in pieno il padre dell’ex fidanzata, uccidendolo. “Restano da chiarire molti aspetti di questa vicenda – dice il procuratore capo d’Ivrea, Giuseppe Ferrando – anche su possibili complici”. Gli accertamenti sono al momento in corso. Di certo, polizia e carabinieri di Ivrea avevano stretto il cerchio delle indagini su Lafore’ nel giro di poche ore. Anche per merito di una meticolosa attivita’ della polizia sui nomadi che abitano in Canavese e, in particolare, nel campo di Ivrea. Al vaglio degli inquirenti anche la possibilita’ che la figlia di Radici aspettasse un bambino da Lafore’. Bambino che, pero’, non e’ mai nato: un’imposizione all’aborto da parte del padre della ragazza potrebbe aver acuito ulteriormente l’astio del 24enne nei suoi confronti. Giuseppe Lafore’, detto Alex, con alcuni precedenti penali e un lavoro come raccoglitore di ferro, esponente di una delle famiglie di nomadi sinti piu’ numerose del Canavese, e’ stato associato al carcere di Torino in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

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