Ad appena 17 anni ha materialmente prima ucciso e poi fatto a pezzo i cadaveri di due uomini, chiusi poi in buste di plastica e parzialmente interrati in contrada Franzese ad Afragola, in provincia di Napoli. E’ quanto emerso dalle indagini degli agenti della Squadra mobile partenopea che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un minore e di un 24enne suo complice, Domenico D’Andò. Il duplice omicidio si consumò in un appartamento di Giugliano in Campania il 31 gennaio scorso, giorno in cui si persero le tracce delle vittime, Luigi Ferrara e Luigi Rusciano. I corpi senza vita furono rinvenuti solo il 16 febbraio successivo. L’efferato episodio criminale è da collocarsi, secondo i magistrati della Dda di Napoli, nel contesto di una lotta interna a un’organizzazione dedita stabilmente all’acquisto, allo stoccaggio e alla vendita all’ingrosso di sigarette di contrabbando nei quartieri e nei comuni a Nord di Napoli, di cui Ferrara, aiutato da Rusciano, era ai vertici con Pietro Caiazza e con il nipote Domenico D’Andò. Ferrara – ricostruisce il procuratore aggiunto Filippo Beatrice – era uomo vicino ai Franzese, sottogruppo del clan Moccia, per conto del quale gestiva il settore del contrabbando con Rusciano.[irp]
D’Andò è stato affiliato al clan Amato-Pagano di Napoli fino alla scomparsa del padre, Antonino, forse vittima di lupara bianca nel febbraio 2011, uomo di fiducia di Raffaele Amato e del nipote Carmine, vittima della lotta che in quegli anni era in atto tra la fazione Amato (capeggiata da Carmine Amato) e dai Pagano, con a capo Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano. D’Andò dopo la morte del padre si era trasferito da Napoli ad Afragola ed era entrato a far parte dell’organizzazione di Ferrara e di Pietro Caiazza, la cui cattura nel gennaio 2017, alterò gli equilibri interni al gruppo aprendo una sanguinosa resa dei conti tra le due fazioni, finalizzata ad assumere una posizione di egemonia in un mercato ritornato alla ribalta garantendo consistenti guadagni. Per la ricostruzione dei due omicidi e per l’individuazione dei suoi autori sono stati fondamentali i risultati delle indagini tecnico-scientifiche che hanno, ad esempio, consentito di trovare tracce di sangue nell’auto che trasportò i cadaveri e nell’appartamento dove si consumarono gli omicidi. E’ stato così possibile il monitoraggio dei movimenti di D’Andò e del suo complice minorenne sia nei giorni antecedenti la scomparsa delle due vittime che in quelli successivi tanto da individuare il luogo in cui Ferrara e Rusciano furono uccisi e dove i loro corpi furono divisi in due parti per facilitarne il trasporto. E’ stato, inoltre, possibile scoprire il luogo dove furono nascosti, le auto e gli strumenti utilizzati per commettere il duplice omicidio.[irp]