Se all’inizio di questa settimana la diplomazia occidentale dal G7 a Lubecca ha ribadito come la Russia sia parte in causa nella guerra nel Sud-Est ucraino e le sanzioni continueranno ad essere mantenute sino a che Mosca non soddisferà completamente gli impegni sottoscritti a Minsk, il Cremlino ha ribadito che è Kiev che non fa abbastanza per la de-escalation. Il muro contro muro, insomma, continua. Anzi, si aggiungono nuovi mattoni, come prova oggi la dura reazione della Russia alla notizia dell’arrivo di paracadutisti Usa in Ucraina per addestrare la Guardia nazionale: c’è il rischio di “destabilizzare seriamente” la situazione nel Paese, ha commentato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, citato dall’agenzia Ria. Circa 300 uomini della 173esima brigata aviotrasportata Usa sono arrivati a Yavoriv, nei pressi della frontiera polacca, per addestrare 900 uomini della Guardia nazionale, milizia del ministero degli Interni ucraino composta da volontari che hanno partecipato ai gruppi di autodifesa di Maidan, movimento di protesta europeista che face cadere il presidente Viktor Yanukovich a febbraio 2014.
Se è vero che il conflitto nel Donbass ha concentrato attenzione e risorse su entrambi i fronti, nella capitale la Rada in fatto di riforme costituzionali promesse nero su bianco dodici mesi fa ha prodotto ben poco. Il fatto che Kiev e separatisti non trovino o non vogliano trovare vie concrete per una soluzione concordata, aumenta il rischio di destabilizzazione anche al di fuori delle zone di guerra. Da un lato all’immobilità politica del governo si aggiungono i conflitti politici interni e le faide oligarchiche. Dall’altro i filorussi minacciano di estendere il conflitto, partendo da Mariupol, sempre nella regione di Donetsk. Inoltre negli oblast vicini, a partire da quello di Kharkiv a Nord per arrivare a quello meridionale di Odessa, l’atmosfera è surriscaldata dai sempre più frequenti episodi di irredentismo più o meno pilotato, tensioni tra le élite locali e guerre nel sottobosco criminale. Il fronte sudoccidentale è anche complicato dalla vicinanza geografica con la Moldavia, anch’essa sottoposta a pressioni tra forze filooccidentali e filorusse. La cornice internazionale complessiva non dà spazio a troppo ottimismo e se rispetto agli accordi di Ginevra di un anno fa gli Stati Uniti hanno ceduto lo scettro della negoziazione ufficiale a Unione Europea e Germania, Washington continua a mantenere un ruolo attivo sulla scacchiera ucraina e l’invio di addestratori e consiglieri a fianco delle truppe e del governo di Kiev è il segnale che la partita si gioca sempre su un tavolo geopolitico allargato.